Bond: «Liberalizzate l'A27»

Sabato 18 Agosto 2018
Bond: «Liberalizzate l'A27»
LA PROPOSTA
BELLUNO Autostrada gratis. Per il rilancio del Bellunese, ma anche come indennizzo per «i tanti guadagni e i pochi investimenti». Lo chiede Dario Bond, che come tutti gli utenti della A27, fa prestissimo a fare due conti: quasi 10 euro per percorrere una sessantina di chilometri, da Cadola a Mestre; in pratica, quasi 15 centesimi a chilometro. Soldi che finiscono dritti dritti nelle tasche del Gruppo Atlantia (che nel solo 2017 ha contato a fine anno un utile netto di 998 milioni di euro). E le manutenzioni? I fatti di Genova fanno correre il pensiero ai piloni della A27. E arriva la proposta. «Se i privati non investono, tanto vale nazionalizzare e aiutare i cittadini. Si inizi con il rendere gratuita la tratta autostradale A27 tra Belluno e Mestre» dice Dario Bond. Il deputato di Forza Italia guarda allo stato della strada e al portafogli dei bellunesi. «Nei periodi delle vacanze estive e invernali, si registrano migliaia di passaggi al giorno verso la montagna e verso il mare, con notevoli ricavi per i privati.
Ma le condizioni della strada, soprattutto nel tratto da Vittorio Veneto a Belluno e Longarone, non sono certo di alta qualità. In più, l'A27 è un'opera incompiuta perché, una volta arrivati a Pian di Vedoia, si finisce in un cul de sac, con incolonnamenti lunghi chilometri. Azzerando o riducendo pesantemente i pedaggi sulla Venezia-Pian di Vedoia, si aiuterebbe il turismo e la gente della montagna». In effetti, il pedaggio della A27 diventa un costo importante per chi è costretto a percorrere spesso l'autostrada tra Belluno e Mestre. Il deputato bellunese di Forza Italia apre anche alla nazionalizzazione della rete autostradale: «In Germania, le autostrade sono gestite dallo Stato e i pedaggi vengono pagati solamente dai turisti, mentre i residenti circolano gratis, grazie a una percentuale sulla tassa di proprietà dell'auto; nel Regno Unito, la rete è gestita statalmente ed è gratuita. In Italia, invece, solo meno del 2,5% resta in mano allo Stato: bisogna cambiare questa situazione».
Damiano Tormen
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