Boati: stazioni mobili per risolvere il mistero

Martedì 4 Aprile 2017
Misteriosi boati in Cadore: partono gli accertamenti dell'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Cussignacco (Udine). Il centro, che collabora con la regione Veneto per il monitoraggio sismico, ieri su input della protezione civile regionale, ha preso in mano il caso per risolvere il mistero.
Così ha preso contatti con il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, che a sua volta ha lanciato l'appello ai residenti per conoscere esattamente gli orari e i giorni in cui sono stati avvertiti gli strani boati in Cadore. Botti tremendi che avrebbero fatto tremare case e finestre e che sabato primo aprile ha spinto diverse persone a chiamare il 115. I tecnici del centro di geofisica friulano vogliono tracciare una mappa dei boati per procedere poi con qualche misurazione e escludere un'eventuale sorgente sismica. Per le misurazioni è necessario circoscrivere il campo: in mattinata infatti i tecnici avevano preso contatti anche con Lozzo, visto che i boati vengono uditi da Valle di Cadore, Vallesella, fino a Lozzo di Cadore. Ma lì sono scarse le segnalazioni: l'analisi va fatta a Calalzo. Gli orari dei boati si concentrano tra le 21.50 e le 22.15. Il fenomeno viene segnalato dai residenti da circa un mese, ma c'è qualcuno che dice che già a ottobre si era sentito qualcosa. All'appello del sindaco De Carlo, risponde anche la collega Marianna Hofer, primo cittadino di Valle che scrive di aver avvertito un forte botto il 19 marzo verso le 22. Qualche altro dice che «sopra Valle era accompagnato da un flash arancione». Ma a parere di molti l'ipotesi più accreditata è quella dei jet supersonici, che romperebbero il muro del suono causando il boato.
Ma finalmente, come auspicato da molti, verrà fatta chiarezza con i rilievi dell'Istituto friulano. «Il tipo di intervento che facciamo - spiega Pierluigi Bragato, tecnologo dell'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale - è di verificare con le stazioni sismiche fisse, come quella di Agordo e quelle del Friuli, se si riesce a vedere qualcosa. Se non è stato rilevato niente si interviene con stazioni mobili». E è questo quello che dovrebbe avvenire in Centro Cadore. Perché se i terremoti sono molto leggeri, non vengono rilevati dalle stazioni mobili. È con la stazione mobile che il centro poi riuscirà a classificare il fenomeno: se è sismico o di altra natura. È stato fatto già nel caso del Fadalto nel 2011 e poco tempo fa a Miane. «Potrebbe trattarsi - prosegue Bragato - di una sismicità naturale di interazione acqua e suolo. Questo era stato accertato anche in Fadalto».

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