Bancarotta all'ex Acc, la Procura insiste con l'assoluzione di Ramella

Martedì 18 Giugno 2019
Bancarotta all'ex Acc, la Procura insiste con l'assoluzione di Ramella
BORGO VALBELLUNA
Quattro ore e mezza di discussione ieri pomeriggio per il fallimento dell'Acc Compressor, la società con sede legale a Pordenone e stabilimento a Mel. Il processo si celebra con rito abbreviato davanti al gup Rodolfo Piccin, dove Luca Amedeo Ramella, ex presidente del Cda e amministratore delegato, si ritrova con più ipotesi di reato di bancarotta. È un processo che si celebra sulla base degli atti processuali, di consulenze e corpose memorie.
IL FATTO NON SUSSISTE
La Procura, in una manciata di minuti, si è richiamata alla sua linea iniziale e ha chiesto l'assoluzione di Ramella perchè il fatto non sussiste.
È cominciata poi la lunga discussione delle parti civili. La Regione Veneto con l'avvocato Sebastiano Tonon, i sindacati Fim-Cisl e Fiom-Cgil di Belluno assieme alla procedura d'amministrazione controllata rappresentata da Maurizio Castro hanno chiesto la pena più severa. In particolare l'avvocato Marcello D'Elia, che tutela Acc, ha chiesto al giudice la riformulazione dei capi d'accusa, affinchè siano allineati alle fattispecie di bancarotta fraudolenta più gravi.
LA DIFESA
I difensori di Ramello - Luigi Pannella e Bruno Malattia - hanno esordito con un'ordinanza depositata proprio ieri mattina dal Tribunale di Milano, dove è in corso la causa civile. In quella sede era stato chiesto al Tribunale, sulla base di una consulenza del professor Giorgio Meo, di far cadere l'azione a Milano contro Ramella, sostenendo che la stessa doveva essere trasferita a Pordenone, sede in cui si sta esercitando l'azione penale. Così è stato. La posizione di Ramella resta in piedi nel procedimento milanese soltanto perchè i sindaci lo hanno chiamato in garanzia.
In questo intricato labirinto di consulenze e memorie contrastanti, al termine della discussione il gup ha rinviato il processo al 30 settembre per consentire alle parti di replicare. Al termine è attesa la sentenza.
Cristina Antonutti
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