«Autonomia differenziata per la montagna»

Domenica 24 Febbraio 2019
«Autonomia differenziata per la montagna»
L'INCONTRO
BELLUNO È la madre di tutte le battaglie. E può far nascere una primavera nuova per il Bellunese, che oggi paga dazio sul fronte della demografia. Ma l'autonomia è una madre difficile, complessa. Non c'è solo la difficoltà di cambiare una Costituzione che è rigida di natura. C'è anche l'opposizione delle altre Regioni italiane, sia quelle a statuto speciale (vedi la Sicilia), sia quelle a statuto ordinario. Lo ha detto chiaro e tondo il ministro Erika Stefani, nel suo convegno bellunese sul percorso verso l'autogoverno del Veneto: «L'autonomia ha mille nemici». Impossibile negarlo. Eppure, in attesa del cosiddetto regionalismo differenziato, c'è un'altra differenziazione che sta venendo avanti: quella della montanità, riconosciuta negli Stati Generali della Montagna. La convocazione di tavoli appositi per la montagna punta a creare norme e attenzioni diversificate tra pianura e alta quota. Ottima cosa per una provincia interamente montana come quella dolomitica. Lo riconosce anche il presidente di Palazzo Piloni. «Gli Stati Generali della Montagna sono una grande iniziativa di cui ringrazio il ministro Stefani - ha detto venerdì sera, Roberto Padrin -. È un tema importante quello della montagna ed è importante che a livello istituzionale venga riconosciuto che l'Italia non è solo città e pianura». Non solo riconoscimento formale, però: «Abbiamo prodotto un documento da presentare al Governo, contenente una serie di proposte concrete - ha evidenziato Padrin -. C'è tutta una serie di aspetti come la fiscalità che ci toccano da vicino come Provincia montana. Spero che dagli Stati Generali escano risultati concreti e che alcune proposte diventino realtà». 
IL PERCORSO
La partita della montagna è decisiva per Belluno. Come lo è il match autonomista per il Veneto. Sia il ministro Stefani che l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin hanno ribadito come l'autonomia della regione sia fonte di benefici per tutte le province venete; Belluno compresa. Anche se la parola Belluno non compare nella bozza di accordo che Zaia e il premier Conte dovranno sottoscrivere. Stefani ha spiegato come il trasloco da Roma a Venezia delle 23 funzioni previste dall'articolo 116 della Costituzione rispetti tutti i crismi tecnici. «Le coperture ci sono: basta passare la competenza, trattenendo in loco una parte dei tributi maturati sul territorio. Se tanto pagava lo Stato e ora non lo paga più perché la Regione trattiene alla fonte una parte di imposte, il conto è pari. È il meccanismo dei fabbisogni standard». Intanto da Venezia si è già mosso qualcosa in direzione Belluno. «Abbiamo passato competenze e risorse per quanto era nelle disponibilità di gestione della Provincia - ha sottolineato Bottacin, che ricorda come i 15,2 milioni di euro del demanio idrico siano totalmente in capo a Palazzo Piloni -. Noi abbiamo triplicato le risorse per Belluno. Non sono sufficienti per la Provincia? Colpa dei tagli statali». Quei tagli che non faranno più male, quando ci sarà l'autonomia.
Damiano Tormen
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