Zaia: «No al blocco totale Ma sì a lockdown locali»

Sabato 17 Ottobre 2020
IL MONITO
VENEZIA Proprio come un semaforo: c'è il verde del via libera, l'arancione dell'attenzione, il rosso dello stop. Ecco, il Veneto, per dirla con il governatore Luca Zaia, è «verdino». Nel senso che «non c'è emergenza sanitaria», i posti occupati in terapia intensiva sono appena 47 su una dotazione complessiva «in tempi di pace» di 464, i ricoverati nei reparti non gravi, ossia malattie infettive, medicina, subintensiva, sono circa 400. Insomma, ci sta. Epperò la curva sta crescendo, è come un missile, siamo a 611 nuovi casi in appena ventiquattr'ore, cifre che neanche a marzo, in piena crisi pandemica, si erano verificate. E allora? Cosa succederà? Zaia, nel punto stampa di ieri dall'Unità di crisi della Protezione civile a Marghera, ha detto sostanzialmente due cose: la prima è che non vuole un lockdown generalizzato come quello della scorsa primavera; la seconda è che se sarà necessario ci potranno essere dei lockdown locali, «chirurgici», tipo quelli già decisi nel Comelico. E ha insistito nel fare opera di convincimento: «Mettetevi la mascherina, la mascherina salva la vita, in Veneto dei nostri 11mila medici solo l'1,8% si è infettato».
LA PREOCCUPAZIONE
«Non porto avanti idee di lockdown perché sarebbe una sconfitta, vorrebbe dire avere ospedali al collasso, molte vittime, sarebbe ammettere che qualcosa è andato storto nel piano di prevenzione - ha detto Zaia - Sono per il lavoro di squadra, però qualche aggiustamento, senza complicare la vita ai cittadini, va fatto soprattutto nelle misure di protezione». La vera preoccupazione del governatore è la «pressione ospedaliera», il timore che la sanità «collassi». Il paragone è il seguente: se oggi abbiano 400 ricoverati nei reparti non gravi e in rianimazione ci sono neanche 50 pazienti, cosa succederebbe se la situazione si aggravasse e i potenziali 800 posti letto di terapia intensiva venissero tutti occupati da malati Covid? Fatte le debite proporzioni, significherebbe che negli altri reparti ci sarebbero almeno 8mila persone ricoverate sempre per coronavirus, anche se non gravi. E la conseguenza sarebbe che gli ospedali, impegnati a far fronte all'emergenza virus, si bloccherebbero, tutta l'attività altra verrebbe sospesa, ci sarebbero spazio, tempo e operatori solo per le estreme urgenze. È questo che preoccupa Zaia, tanto che agli uffici sono state chieste tre differenti proiezioni: cosa fare e cosa non fare nei nosocomi man mano che aumentano i positivi, i ricoverati, gli intubati. È per questo che anche ieri, in diretta social e televisiva, il presidente della Regione ha rinnovato il suo appello - «Usate le mascherine» - annunciando nuove misure (multe? campagne di promozione? pubblicità choc?) per incentivare l'uso dei dispositivi di protezione individuale. «La nostra sfida - ha detto il governatore - è tenere vuoti gli ospedali e questo lo possiamo fare usando le mascherine».
I PARAMETRI
Secondo Zaia vanno inoltre cambiati i parametri di riferimento: «Il governo elabori una scala di parametri che non sia l'Rt. Noi abbiamo positivi che schizzano ma siamo quelli con gli ospedali meno occupati». E ha annunciato che rinnoverà «le ordinanze in scadenza»: «Per i cittadini e gli operatori economici non cambierà niente. Devo rinnovarle, ho il parere del dipartimento Prevenzione, altrimenti i ristoranti, le parrucchiere, le estetiste dovrebbero chiudere perché varrebbero i Dpcm». Per quanto riguarda le scuole, il governatore ha ribadito di «tifare perché la scuola rimanga aperta e non perché si chiuda», ma è convinto che la strada sia obbligata: didattica a distanza, didattica a vista, turnazioni. Su 707mila studenti veneti, quelli in isolamento sono 2.715 pari allo 0.38%. In tutto ci sono stati 388 casi di scuole colpite, pari allo 0,08%.
L'OPPOSIZIONE
Intanto il gruppo del Pd in consiglio regionale del Veneto sostiene che è «la medicina di famiglia ad aver bisogno di essere supportata nello sforzo di arginare l'infezione: la dotazione di personale medici in Veneto è inferiore alla media nazionale (19,2% contro 22,7 per 10.000 abitanti, dati Banca d'Italia 2020 ). Inoltre dal 2013 al 2018 il personale in generale delle Ulss si è ridotto del 2,4% (1425 unità in meno - conto annuale Mef). Se vogliamo davvero l'autonomia, la Regione dimostri di saper gestire bene ciò che è già di sua competenza, agendo subito in questa direzione senza polemiche ed indugi».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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