Zaia: «Gestione al Comune, torni il Magistrato alle acque»

Sabato 11 Luglio 2020
LO SCHEMA
VENEZIA Struttura. Giuseppe Conte la chiama così. Non agenzia, non comitato, non ente. A occuparsi della gestione del Mose, ad avere competenze sulla laguna, a occuparsi dei finanziamenti perché bisognerà pur sempre trovare almeno 100 milioni all'anno per far funzionare (e pulire dalla sabbia) le dighe mobili, sarà una struttura pubblica che coinvolgerà il Comune e la Città Metropolitana di Venezia, la Regione Veneto, ovviamente il ministero delle Infrastrutture. Prima di tutto, però, il Mose dovrà essere completato. E in questo senso il presidente del Consiglio dei ministri ha dato ampie rassicurazioni. Dopodiché, una volta istituita la struttura, calerà il sipario sul Consorzio Venezia Nuova: «Fino a quando non entrerà in vigore la struttura - ha detto il ministro alle Infrastrutture, Paola De Micheli - il Cvn resterà commissariato».
LA NORMA
Della struttura ha parlato il premier Conte ai cronisti mentre si attendeva l'innalzamento delle dighe mobili. «Stiamo lavorando ad una struttura in cui tutte le autorità che hanno titolo, anche locali, parteciperanno alle decisioni - ha detto Conte parlando di quella che sarà la governance del sistema Mose - È una norma che è stata predisposta, la stiamo applicando e vorremmo addirittura inserirla già in sede di conversione del Decreto Semplificazione. Sarà una struttura articolata e composita che raccogliendo le istanze di tutti presiederà alla manutenzione, al funzionamento concreto e anche ovviamente all'approvvigionamento finanziario del sistema». Tra l'altro, nel Decreto Semplificazioni dovrebbe entrare, come assicurato dal ministro De Micheli, anche il cosiddetto protocollo fanghi che consentirà l'escavo dei canali, un'attività fondamentale per il Porto di Venezia, e che dovrà comportare da un lato un decreto di tre ministeri (Salute, Ambiente, Trasporti), dall'altro l'istituzione di una commissione che veda anche la partecipazione del Porto per decidere lo scavo dei canali e la destinazione dei fanghi.
LA RINASCITA
Ma chi ci sarà nella struttura ideata da Conte? Una delle notizie di ieri è che rinascerà il Magistrato alle Acque, un ente voluto dalla Serenissima Repubblica nel 1501 ma abrogato nel 2014 dall'allora premier Matteo Renzi. È stato il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ad avanzare la richiesta di reistituire questa antica magistratura, anticipando le scelte di Palazzo Chigi. Perché l'idea del Governo non è di rifare il Magistrato alle acque come funzionava una volta («Preferiamo che ci sia un ente collegiale», ha detto Conte), ma di farlo comunque entrare nella nuova struttura. Zaia però ha posto il tema durante la cerimonia pubblica perché va deciso a chi affidare la gestione del Mose e, soprattutto, come reperire i 100 milioni di euro all'anno per la manutenzione e l'esercizio del sistema di dighe mobili: «È ora di ripristinare questo ragionamento e dare la gestione del Mose al Comune. Se c'è l'acqua alta ritengo giusto che il sindaco risponda ai cittadini». Non solo: Zaia ha bollato come «scellerata» la decisione dell'allora premier Renzi nel 2014 («Presa nove giorni dopo gli arresti per lo scandalo del Mose») di decretare la fine del Magistrato alle acque: «Una scelta sbagliatissima, il Magistrato alle acque va ripristinato». Cosa che il Governo sta peraltro valutando di fare, ma inserendolo nella struttura per la gestione delle dighe, al cui vertice ci sarà un direttore nominato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri su proposta del dicastero dei Trasporti. E i soldi? Dopo i 104 milioni (84 e 20) per l'alluvione del 2019 e i 79 milioni destinati al Veneto dall'Europa, un prossimo Comitatone dovrebbe essere convocato non per parlare di grandi navi, ma per decidere il riparto di ulteriori risorse. Si parla di 40 milioni di euro.
LA PIETRA TOMBALE
«Bene il test, ora bisogna far funzionare il Mose», ha detto il sottosegretario Andrea Martella, l'unico esponente di Palazzo Chigi ad accompagnare il premier Conte nella visita all'isola di Pellestrina e poi in piazza San Marco. Quella che Conte chiama struttura era del resto l'agenzia pensata dallo stesso Martella. Che puntualizza: «La salvaguardia di Venezia non si fa solo con le dighe mobili, ma con tutti gli interventi complessivi di manutenzione e salvaguardia della città». E sul Consorzio Venezia Nuova, il sottosegretario Martella ha anticipato la pietra tombale: «È chiaro che quando ci sarà la nuova governance del Mose, si avvierà la procedura di liquidazione del Consorzio».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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