Zaia: «Clima pesante, fuori i nomi» Liste aperte in attesa della verità

Martedì 11 Agosto 2020
LA GIORNATA
TREVISO Nome, cognome, provincia e cellulare. No, non il numero: l'addetta all'ingresso del K3 chiede proprio l'apparecchio («spento, grazie») ai candidati che entrano nella storica sede della Lega, alle porte di Treviso, per ritirare il modulo di accettazione della candidatura alle Regionali. Meglio evitare distrazioni, e soprattutto registrazioni, nel giorno più lungo dallo scandalo dei diamanti.
LE DELEGAZIONI
Una dopo l'altra, le delegazioni provinciali arrivano a scaglioni, per scongiurare assembramenti. Nell'ordine: Verona, Vicenza, Padova, Rovigo, Belluno, Venezia, Treviso. Per ciascuna, un incontro separato con il governatore Luca Zaia, il segretario politico Lorenzo Fontana, il presidente Massimo Bitonci, il responsabile organizzativo Giuseppe Paolin. Vengono affrontate le questioni burocratiche, da sbrigare entro domani: la consegna del certificato di iscrizione alle liste elettorali, l'autenticazione della firma, il contributo per la partecipazione (10.000 euro per gli uscenti e 3.000 per i nuovi). Tocca invece a Fontana dire quello che tutti non avrebbero mai pensato di ascoltare, ora che i sondaggi davano Zaia abbondantemente sopra il 70%: «Affronteremo con i singoli interessati il problema della propaganda personale e del bonus Covid». Per sanare l'affissione dei manifesti individuali, malgrado il divieto deliberato dal direttorio, sarà sufficiente pagare una sanzione economica. Ma per la richiesta (e magari pure l'incasso) dell'indennizzo, pensato per i lavoratori autonomi messi in ginocchio dal lockdown e non certo per politici che percepiscono ottomila euro netti al mese, i vertici del partito non faranno sconti: sospensione a tempo indeterminato ed esclusione dalle liste.
IL ME TOO
Zaia lo conferma in diretta televisiva e social: «Il sentiment è pesante. I cittadini dicono: fuori i nomi. Ecco, penso che debbano essere ascoltati, sennò ne viene meno tutta la credibilità della classe dirigente. Ognuno avrà la sua giustificazione e io non esprimo giudizi, mi fermo molto prima: chiedo a ciascuno di dire o sì o no». Il governatore l'ha domandato ai suoi, mandando ancora domenica alla chat zaian-leghista su WhatsApp l'articolo di Repubblica che dava conto dello scandalo a livello parlamentare e invitando gli eventuali beneficiari in ambito regionale a farsi avanti. Ma lo stesso appello, «con il cuore in mano», viene rivolto anche alle altre forze politiche a Palazzo Ferro Fini: «Ciascuno faccia chiarezza, a cominciare da me, che ho rifiutato persino il rimborso per il crac delle ex Popolari. Se vogliamo, ci mettiamo poco a fare un me too al contrario, un anch'io di trasparenza. Se invece cominciamo a trincerarci dietro la privacy, non ne veniamo più fuori, lasciando il sospetto strisciante nella comunità e scatenando una caccia all'untore poco edificante».
LA RESPONSABILITÀ
Le ore passano e i nomi circolano. Fra i primi ad arrivare c'è il veronese Enrico Corsi, doppio indiziato per i poster e i 600 euro: dice che non ha la partita Iva, per cui potrebbe cavarsela con la multa per la propaganda. Il conterraneo Alessandro Montagnoli tira dritto, scuro in volto. Non sorride nemmeno Riccardo Barbisan, in largo anticipo rispetto alla convocazione dei trevigiani. Il veneziano Gianluca Forcolin non arriva proprio. I colleghi sono increduli e seccati. Il consigliere Maurizio Colman, sceso in maglietta e pantaloncini dalla Val Badia, ci spera ancora: «Voglio confidare nel fatto che sia stato un errore». L'assessore Elisa De Berti ha già smesso: «Ognuno risponderà delle proprie azioni, la responsabilità è individuale». Il capogruppo Nicola Finco allarga le braccia: «Deciderà il presidente Zaia, ma il suo messaggio mi sembra abbastanza chiaro». L'assessore Roberto Marcato non si dà pace: «Non ce lo meritiamo proprio noi, che di queste cose abbiamo sempre fatto una questione identitaria...».
I VENETISTI
In altri tempi, non sarebbe certo rimasta sullo sfondo la definizione delle liste. Invece sfilano quasi nell'anonimato i candidati della Liga Veneta per Salvini Premier e di Zaia Presidente. La compagine degli amministratori locali sarà chiusa in un secondo momento, ora che è stato chiuso l'accordo politico con gli ex big leghisti Mariangelo Foggiato e Fabrizio Comencini, per far entrare anche un drappello di venetisti sotto il simbolo di Veneto Autonomia: un po' come nel 2015, solo che allora l'operazione si chiamava Indipendenza Noi Veneto e la compagine venne poi estromessa dalle elezioni. Ma in una giornata così, anche questo è appena un dettaglio. La sostanza è che i candidati se ne vanno con il modulo in mano, perché nessuno firma niente: prima il partito vuole fare chiarezza. E non basta la battuta del neo-acquisto Stefano Valdegamberi («Quale bonus? Bebè?») per stemperare un'amarezza infinita.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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