Vitalizi, la rivolta degli ex Ma il verdetto è rinviato

Domenica 16 Febbraio 2020
IL CASO
ROMA Una delle poche certezze, al momento, è che in settimana non sarà presa alcuna decisione. Ma la prima cosa che il presidente della commissione Contenziosa del Senato, Giacomo Caliendo, ci tiene a dire è che la scelta è motivata da questioni tecniche e pratiche e non ha nulla a che fare con la manifestazione del M5s, anche perché «nemmeno nel periodo più buio della rivoluzione francese si è sostenuta una tale soggezione del giudice alla piazza e al consesso popolare, anziché alla legge».
Il dato di fatto, tuttavia, è che la riunione dell'organismo chiamato a decidere sui ricorsi degli ex parlamentari sul taglio dei vitalizi oltre 2000 in totale, circa 700 a palazzo Madama - inizialmente prevista per il 20, è stata sconvocata.
Motivi pratici, si diceva. La commissione è infatti finita nella bufera dopo le indiscrezioni pubblicate dal Fatto secondo cui la decisione sarebbe già stata presa e annullerebbe la sforbiciata imposta su base contributiva. Lo stesso Caliendo, accusato di essere interessato in prima persona, ha annunciato la sua intenzione di astenersi non già per un conflitto di interessi che nega, quanto per «difendere il Senato e i principi dell'autodichia».
COLLEGIO D'APPELLO
Sulla sua decisione, però, martedì sarà chiamato a pronunciarsi il senatore Luigi Vitali, in quanto presidente della commissione di garanzia, praticamente il collegio d'appello nel sistema di giustizia interno al Senato. «Bisogna vedere cosa deciderà e che conseguenze avrà il suo pronunciamento. Inoltre, avevo garantito a tutti i componenti che ci sarebbero state almeno due camere di consiglio dunque non ci sarebbero stati i tempi tecnici per decidere giovedì», sintetizza Caliendo.
La commissione, dunque, potrebbe essere appesa a un filo. A pesare, infatti, potrebbe essere anche l'auspicio espresso dalla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, che altri componenti della commissione facciano una riflessione sull'opportunità di dimettersi «per spazzare via qualsiasi dubbio» di terzietà.
Sul piede di guerra restano gli ex parlamentari interessati dal taglio dei vitalizi, convinti che la chiamata alla piazza del M5S sia un modo «gravissimo» per «impedire a dei giudici di emettere una sentenza oppure per tentare di condizionarli, intimidirli, minacciarli». Ma «se qualcuno sta pensando, con questa azione quotidiana di insulti e calunnie, di intimidirci e di farci rassegnare, si sbaglia», avvertono. Ad essere contestata, principalmente, è la retroattività della norma. Durante una conferenza stampa convocata poco prima della manifestazione a Santi Apostoli, il presidente dell'associazione, Antonello Falomi, rimarca: «Sembra che per gli ex parlamentari non valga ciò che vale per un normale cittadino ovvero il diritto ad avere un giudice». L'ex onorevole attacca Di Maio e Travaglio che «ci avevano spiegato che sui vitalizi non bisognava fare una legge ma la delibera» e «adesso che i giudici della autodichia non gli vanno più bene, li contestano, temono sentenze a loro sgradite e si mettono a invocare tribunali del popolo».
Barbara Acquaviti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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