IL RETROSCENA
ROMA L'ennesimo caso Sea Watch diventa il banco di prova per il decreto sicurezza bis, che rischia, almeno in astratto, di trasformarsi in un boomerang per il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Perché se la Guardia di finanza non dovesse ravvisare ipotesi di reato e decidesse di limitarsi alla richiesta di sanzione amministrativa da inviare al Prefetto di Agrigento, la vicenda della Ong tedesca potrebbe tramutarsi in un nuovo affaire Diciotti. E Salvini potrebbe venire di nuovo iscritto sul registro degli indagati per il sequestro dei migranti a bordo. D'altronde, il Tribunale dei ministri di Catania ha già stabilito che impedire lo sbarco in assenza di inchieste sia un reato: il vicepremier leghista, infatti, era stato graziato dal Senato, che non aveva concesso l'autorizzazione a procedere, ma non dai giudic. Ma per avere violato l'alt della Finanza, la giovane comandante tedesca Carola Rackete potrebbe rischiare altre due pesanti accuse: rifiuto di obbedienza a nave da guerra, per il quale la pena massima è di 2 anni, e resistenza o violenza contro nave da guerra, per il quale il codice della navigazione prevede fino a 10 anni. In questo caso, la pg potrebbe procedere d'iniziativa al sequestro dell'imbarcazione. Il passo successivo, che comunque scontenterebbe il leader leghista, sarebbe comunque lo sbarco dei migranti ed, eventualmente, l'iscrizione sul registro degli indagati della comandante della nave, proprio come era successo lo scorso 20 maggio, subito dopo la discesa a terra di 47 profughi. Ma non è ancora chiaro se il decreto sicurezza bis preveda questi scenari e, soprattutto, se la sanzione amministrativa prevalga su quella penale. Per il momento, applicando alla lettera il decreto, sono previste le multe - da 10mila fino a 50mila euro - per la stessa comandante, per l'armatore e per il proprietario dell'imbarcazione. Una violazione amministrativa, di competenza del Prefetto di Agrigento, che non impedirebbe comunque alla nave della Ong tedesca di stazionare nelle nostre acque. Visto che, comunque, non dovrebbe poter portare all'immediato sequestro menzionato nel decreto, procedura contemplata solo in caso di recidiva.
IL DECRETO
Il decreto sicurezza bis prevede infatti «la confisca preceduta dall'immediato sequestro cautelare» dell'imbarcazione che non rispetti il divieto «di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane» in caso di reiterazione di comportamenti illegali. Recidiva che alla Sea Watch3, almeno per il momento, non potrebbe essere contestata.
LE IPOTESI
Per sciogliere la matassa dell'ultimo scontro tra il ministero dell'Interno e la Ong tedesca, ci sono varie ipotesi sul tavolo. La prima, che è la più probabile, è che oltre alla contestazione amministrativa - in questo caso l'autorità preposta all'irrogazione delle sanzioni è il Prefetto - la polizia giudiziaria, cioè la Finanza, possa ritenere che sussistano ipotesi di reato, come il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In questo caso i finanzieri dovrebbero mandare un'informativa alla procura di Agrigento. La pg dovrebbe quindi procedere con un sequestro d'iniziativa, che dovrebbe poi venire convalidato dai pm, come successo altre volte, seguendo un copione già visto: lo sbarco dei migranti, l'apertura di un'inchiesta penale e l'iscrizione sul registro degli indagati della comandate e di eventuali trafficanti di esseri umani. Era già successo alla fine di maggio. La procura aveva deciso di sequestrare la nave per procedere con l'indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In quanto corpo del reato, la Sea Watch3 era stata posta sotto sigilli e i migranti erano stati fatti sbarcare in quanto, se fossero rimasti a bordo, i magistrati siciliani avrebbero commesso il reato di sequestro di persona. Il sequestro della nave, infatti, è una misura reale che si applica alle cose e non alle persone. Si trattava di una misura necessaria per esigenze probatorie: per congelare la situazione in modo da valutare l'esistenza di possibili reati. Dodici giorni dopo, l'1 giugno, svolte le verifiche e cessate le esigenze probatorie, appunto, la nave era stata dissequestrata. Ma c'è anche un altro scenario, più remoto, che potrebbe mettere nei guai il ministro dell'Interno. Se la Finanza non ravvisasse l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, l'imbarcazione restasse nelle acque italiane e lo sbarco non venisse autorizzato, Salvini rischierebbe di nuovo di venire indagato per sequestro di persona.
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA L'ennesimo caso Sea Watch diventa il banco di prova per il decreto sicurezza bis, che rischia, almeno in astratto, di trasformarsi in un boomerang per il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Perché se la Guardia di finanza non dovesse ravvisare ipotesi di reato e decidesse di limitarsi alla richiesta di sanzione amministrativa da inviare al Prefetto di Agrigento, la vicenda della Ong tedesca potrebbe tramutarsi in un nuovo affaire Diciotti. E Salvini potrebbe venire di nuovo iscritto sul registro degli indagati per il sequestro dei migranti a bordo. D'altronde, il Tribunale dei ministri di Catania ha già stabilito che impedire lo sbarco in assenza di inchieste sia un reato: il vicepremier leghista, infatti, era stato graziato dal Senato, che non aveva concesso l'autorizzazione a procedere, ma non dai giudic. Ma per avere violato l'alt della Finanza, la giovane comandante tedesca Carola Rackete potrebbe rischiare altre due pesanti accuse: rifiuto di obbedienza a nave da guerra, per il quale la pena massima è di 2 anni, e resistenza o violenza contro nave da guerra, per il quale il codice della navigazione prevede fino a 10 anni. In questo caso, la pg potrebbe procedere d'iniziativa al sequestro dell'imbarcazione. Il passo successivo, che comunque scontenterebbe il leader leghista, sarebbe comunque lo sbarco dei migranti ed, eventualmente, l'iscrizione sul registro degli indagati della comandante della nave, proprio come era successo lo scorso 20 maggio, subito dopo la discesa a terra di 47 profughi. Ma non è ancora chiaro se il decreto sicurezza bis preveda questi scenari e, soprattutto, se la sanzione amministrativa prevalga su quella penale. Per il momento, applicando alla lettera il decreto, sono previste le multe - da 10mila fino a 50mila euro - per la stessa comandante, per l'armatore e per il proprietario dell'imbarcazione. Una violazione amministrativa, di competenza del Prefetto di Agrigento, che non impedirebbe comunque alla nave della Ong tedesca di stazionare nelle nostre acque. Visto che, comunque, non dovrebbe poter portare all'immediato sequestro menzionato nel decreto, procedura contemplata solo in caso di recidiva.
IL DECRETO
Il decreto sicurezza bis prevede infatti «la confisca preceduta dall'immediato sequestro cautelare» dell'imbarcazione che non rispetti il divieto «di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane» in caso di reiterazione di comportamenti illegali. Recidiva che alla Sea Watch3, almeno per il momento, non potrebbe essere contestata.
LE IPOTESI
Per sciogliere la matassa dell'ultimo scontro tra il ministero dell'Interno e la Ong tedesca, ci sono varie ipotesi sul tavolo. La prima, che è la più probabile, è che oltre alla contestazione amministrativa - in questo caso l'autorità preposta all'irrogazione delle sanzioni è il Prefetto - la polizia giudiziaria, cioè la Finanza, possa ritenere che sussistano ipotesi di reato, come il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In questo caso i finanzieri dovrebbero mandare un'informativa alla procura di Agrigento. La pg dovrebbe quindi procedere con un sequestro d'iniziativa, che dovrebbe poi venire convalidato dai pm, come successo altre volte, seguendo un copione già visto: lo sbarco dei migranti, l'apertura di un'inchiesta penale e l'iscrizione sul registro degli indagati della comandate e di eventuali trafficanti di esseri umani. Era già successo alla fine di maggio. La procura aveva deciso di sequestrare la nave per procedere con l'indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In quanto corpo del reato, la Sea Watch3 era stata posta sotto sigilli e i migranti erano stati fatti sbarcare in quanto, se fossero rimasti a bordo, i magistrati siciliani avrebbero commesso il reato di sequestro di persona. Il sequestro della nave, infatti, è una misura reale che si applica alle cose e non alle persone. Si trattava di una misura necessaria per esigenze probatorie: per congelare la situazione in modo da valutare l'esistenza di possibili reati. Dodici giorni dopo, l'1 giugno, svolte le verifiche e cessate le esigenze probatorie, appunto, la nave era stata dissequestrata. Ma c'è anche un altro scenario, più remoto, che potrebbe mettere nei guai il ministro dell'Interno. Se la Finanza non ravvisasse l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, l'imbarcazione restasse nelle acque italiane e lo sbarco non venisse autorizzato, Salvini rischierebbe di nuovo di venire indagato per sequestro di persona.
Michela Allegri
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