Venti di crisi

Lunedì 17 Febbraio 2020
LA GIORNATA
ROMA Il governo rosso-giallo balla sul filo della crisi. I rapporti tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi si fanno, se possibile, ancora più tesi rispetto allo scontro sulla prescrizione. E la strategia del premier di marginalizzare numericamente Italia Viva - sebbene sia smentita seccamente: «Non cerco un'altra maggioranza» - innesca la durissima reazione di Iv. «Siamo decisivi, o Conte cerca un accordo con Renzi o si dimette», è il chiaro messaggio che arriva da fonti del partito. A rendere più aspra la battaglia ci pensa Goffredo Bettini.
LA TIGRE DI CARTA
L'esponente della direzione Pd, zingarettiano doc e consigliere molto ascoltato, mette per iscritto ciò che potrebbe accadere nei prossimi giorni: «Renzi è una tigre di carta», ma «quanta pazienza si può avere ancora con il fiorentino? Difficile dirlo. Ecco perché consiglio, in attesa di scelte più sagge di Iv, di preparare al più presto scenari alternativi: c'è la possibilità di sostituire Iv con parlamentari democratici». Segue avvertimento: «Dopo Conte non c'è per il Pd un altro governo». Ma le elezioni.
La reazione di Iv è furiosa: «Autogol storico del Pd che vuole sostituire Renzi con tanti Scilipoti e Razzi», tuona il capogruppo renziano Davide Faraone. Bettini innesca anche lo sconcerto tra dem: «Sbaglia, i responsabili sono un danno per noi», dice la viceministra Dem Anna Ascani. E fonti renziane aggiungono: «La ricerca di responsabili sembra miseramente fallita. Al momento non solo nessuno si stacca da Iv ma siamo fiduciosi di accogliere nuovi ingressi».
Nello scontro finisce anche il portavoce di Conte, Rocco Casalino. «La sua campagna calpesta Parlamento e Quirinale», attacca Michele Anzaldi ricordando l'audio sul Conte ter filtrato venerdì. Parole alle quali Casalino risponde pubblicando sul profilo Fb di Anzaldi i termini del reato di diffamazione. «È un aggressione, Fico intervenga», controreplicano Teresa Bellanova e Ettore Rosato. Al di là delle parole, però, bisognerà tastare la forza numerica di Iv. Conte da giorni ripete di non cercare altre maggioranze ma è chiaro che, se l'allargamento della coalizione arrivasse «spontaneamente», il premier non direbbe di no. In questa strategia di certo non ha alcun ruolo il presidente della Repubblica: Mattarella ha fatto della sua azione di arbitro il perno del suo settennato.
I prossimi giorni saranno cruciali: fari puntati sul Senato dove martedì approda in Aula il dl intercettazioni e mercoledì Conte parlerà prima del vertice straordinario Ue. E dove, a Palazzo Madama come alla Camera, è previsto il voto sui componenti di Agcom e Garante della Privacy. È in queste dinamiche che potrebbero emergere i cosiddetti «responsabili».
A.G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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