Veneto, pronto l'acquisto di 27 milioni di dosi Ora la parola ad Arcuri

Martedì 16 Febbraio 2021
LA GIORNATA
VENEZIA Ventisette milioni di vaccini. Al di là dei costi (che non si conoscono), dei tempi di consegna (idem come sopra), del nome dei fornitori (stesso mistero), il dato di fatto è che la Regione del Veneto potrebbe comprare 27 milioni di dosi di vaccino anti Covid-19. Ad una condizione: che il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri dica che, sì, può farlo.
Considerato che il Veneto non ha neanche 5 milioni di abitanti e che per vaccinarsi servono due dosi, significa che tale fornitura sarebbe quasi il triplo del necessario. Ma siccome il Veneto ha estremo bisogno di vaccini perché Roma non gliene fornisce a sufficienza - e qui basta un dato fornito dal direttore generale della Sanità, Luciano Flor, per capire quanto male si sia messi: mancano ancora 400mila dosi per riuscire a completare la fase 1, che era la priorità, cioè vaccinare tutto il personale del sistema sanitario regionale più il personale e gli anziani ospiti delle case di riposo - ecco che il Veneto sta cercando di arrangiarsi. Esattamente come aveva fatto la scorsa primavera, quando mancavano mascherine, respiratori, guanti e, senza che nessuno gridasse allo scandalo, era andato a comprarseli. «E tanta roba l'abbiamo prestata alle altre Regioni», dice il presidente Luca Zaia. E così potrebbe essere anche per i vaccini: Friuli Venezia Gulia, Emilia Romagna e Lombardia hanno già manifestato interesse per la trattativa condotta dal Veneto. Zaia, comunque, è particolarmente adirato. Ieri ha letto l'ennesima intervista al professor Andrea Crisanti che contestava il tentativo avviato da Palazzo Balbi di comprare vaccini sul mercato parallelo: «Disgustoso ed errato», ha dichiarato il direttore della Microbiologia di Padova ai giornali del gruppo Gedi. Zaia è sbottato: «Allora siamo stati immorali anche un anno fa quando siamo andati a comprare da intermediari la macchina per far fare i tamponi a Crisanti, quando nessuno riusciva a procurarsene una».
LE TAPPE
Il riassunto delle puntante precedenti l'ha fornito Flor. Il Veneto ha iniziato le vaccinazioni il 31 dicembre (l'avvio del 27 è stato più altro dimostrativo, una inaugurazione); dal 21 gennaio ci si è resi conto che c'erano dosi solo per fare i richiami e così la macchina delle nuove vaccinazioni si è bloccata. Racconta il direttore generale della Sanità veneta: «A fine gennaio cominciamo a ricevere delle offerte, ci arrivano dei messaggi, più che altro delle mail: vi interessano vaccini?». «Ognuna di queste industrie - spiega Flor - ha un contratto di fornitura con l'Ue per un certo numero di dosi. Quelle non si toccano. Oggi però sappiamo che c'è una disponibilità di dosi di vaccino che probabilmente un mese fa non c'era. Questa aumentata disponibilità, o la compra qualche Stato, o la compra l'Ue, oppure l'industria la può regolarmente immettere sul mercato, se nessuno gliela compra».
Ma il Veneto può comprare vaccino per conto proprio? È il 3 febbraio, la Regione si rivolge ad Aifa, l'Agenzia del farmaco: «Possiamo avviare un approfondimento?». Flor dice che le richieste del Veneto agli interlocutori che hanno presentato le offerte sono tese a capire: è vero che avete vaccini? e quanti? e di che marca? in quanto tempo li fornireste? i costi? «Questa è l'azione immorale che abbiamo fatto». Tra l'altro, rimarca Flor, due degli interlocutori avevano già venduto mascherine e altro materiale al Veneto la scorsa primavera. Solo che Aifa non decide. «Da venerdì scorso ad oggi è successo che Aifa ha riconosciuto la carenza di vaccini, ma, stante l'intervenuta normativa, ci ha detto che l'autorizzazione alla negoziazione va indirizzata alla struttura commissariale». Cioè al commissario Arcuri. E di quale negoziazione si tratterebbe? «Ci sono arrivate due proposte per la fornitura di 15 e di 12 milioni di dosi - dice Flor - ma non possiamo andare avanti di un millimetro perché si tratterebbe di negoziare». Ieri Flor ha scritto al commissario Arcuri, dando tutti i dati, tutte le cifre, tutti i dettagli che alla stampa non ha potuto rivelare perché c'è «un patto di riservatezza». La domanda ad Arcuri è semplice: possiamo andare avanti?
L'ACCUSA
C'è qualcosa di cui vergognarsi nella condotta del Veneto? Flor dice di no, anzi, è «orgoglioso»: «L'alternativa era non fare nulla. Semmai la nostra grande colpa è stato di aver reso pubblico quello che stiamo facendo». Zaia - che ha parlato di due proposte europee, di una dalla Gran Bretagna e di una extra Europa - ha respinto con sdegno le accuse di sorpassare Roma: «Non è mercato nero, ho 5 milioni di veneti e non ho vaccini, è mio dovere non stare fermo. Ad Arcuri diciamo che qui ci sono le carte e vi prendete la briga di dire di no a 12 e 15 milioni di dosi ufficiali. Se sono tarocchi lo dite voi. A noi hanno suonato la porta».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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