Veneto, il crollo dei contagi Zaia: «Un dato inspiegabile zona gialla da confermare»

Giovedì 4 Febbraio 2021
LA GIORNATA
VENEZIA È il giallo del giallo veneto. Dopo essere stato additato per settimane come il lazzaretto d'Italia, con i reparti che rischiavano di scoppiare e le terapie intensive in tensione per numero di malati di Covid-19, improvvisamente in Veneto la curva è crollata. Giù i ricoveri, giù l'occupazione dei posti letti, giù il numero dei contagi, è rimasto alto solo il numero dei morti. Ieri ce ne sono stati 46, tanti, ma in netto calo rispetto alle passate settimane: esattamente un mese fa se ne erano contati 134. La domanda è: perché il Veneto si è risollevato? A sentire il presidente della Regione, Luca Zaia, il merito non può essere solo delle misure restrittive natalizie: «Abbiamo raggiunto l'apice il 31 dicembre, poi i dati sono crollati verticalmente e non può essere dipeso solo dalle limitazioni introdotte una settimana prima. Sono servite, sicuramente, ma non bastano a spiegare il fenomeno. Il fatto è che l'andamento della nostra curva è inspiegabile».
I dati di fatto sono che l'Rt, cioè l'indice di trasmissione di contagio, «non prevede un passaggio nella fascia arancione» e tutto lascia presagire che domani la Cabina di regia nazionale manterrà il Veneto in fascia gialla. Ieri l'incidenza tra numero di positivi trovati (629) sul numero di tamponi (39.047) era 1,61%, nettamente al di sotto della media nazionale (Zaia: «Lo eravamo anche a dicembre con l'8% mentre in Italia si stava sul 14-17%»), i pazienti in rianimazione sono scesi a 211 (-2), quelli nelle aree mediche a 1.801 (-83) e va sottolineato che complessivamente le persone ricoverate in Veneto sono 2.012, meno della punta massima (2.068) raggiunta a marzo nella prima fase della pandemia.
L'ATTESA
Sono dati rincuoranti, anche se il governatore è tornato invocare responsabilità nei comportamenti (salvo poi essere ripreso dagli amici di Facebook durante la diretta da Marghera per essersi tolto la mascherina per starnutire senza poi igienizzarsi le mani) e a rilanciare il «patto tra cittadini». «Immagino - ha detto - che sarà confermato il colore giallo anche se l'andamento del virus è più repentino rispetto a prima, e ora tra i parametri c'è anche il livello dello scenario. Significa che siamo ancora di più chiamati alla responsabilità».
E se la Regione continua a fare tamponi (complessivamente 3.779.065 molecolari e 2.668.761 antigenici rapidi), c'è attesa per i test rapidi fai-da-te: il governatore ha detto che lo studio del dottor Roberto Rigoli che ha coinvolto anche altre Regioni è finito («Ci ha detto che funziona») e che le carte stanno per essere mandate a Roma, ma al riguardo non sono stati forniti dettagli.
Per quanto riguarda la campagna di profilassi, è stato confermato che con le dosi disponibili si concluderà la fase 1/A (sanitari e personale e ospiti delle Rsa) e si avvierà la vaccinazione per gli over 80 a partire dal 15 febbraio. Alcune Ulss hanno già spedito le lettere di invito. «Se si tratta di vaccinare gli ultraottanteni andiamo a vedere quanti ce ne sono per regione, e distribuiamo i vaccini di conseguenza», ha detto Zaia che ha confermato di continuare a cercare vaccini sul mercato.
Quanti vaccini arriveranno in Veneto? I dati li ha forniti il dottor Michele Mongillo del Dipartimento Prevenzione. Alle 12 di ieri - ha detto - in Veneto sono arrivate 190.163 dosi tra Pfizer e Moderna; le persone già vaccinate con prima e seconda dose sono 76.015. Queste le prossime consegne tra Pfizer e Moderna: settimana dell'8 febbraio 52.000 dosi, settimana del 15 febbraio 50.300 dosi, settimana del 22 febbraio 91.380 dosi. Dal 27 dicembre, data di inizio della vaccinazione, al 28 febbraio il Veneto avrà 402.360 dosi di Pfizer (di cui 258.450 già consegnate )e 63.900 di Moderna (di cui 13.200 già consegnate). E a marzo? Per Moderna e Pfizer «una grande incognita». Anche se proprio quest'ultima ieri ha annunciato l'arrivo a marzo di due milioni di dosi in più. E si è anche saputo che da una fiala Pfizer si possono ricavare «almeno sei dosi», «certe volte sette».
PROFILASSI UNDER 55
Per AstraZeneca, che dovrebbe essere utilizzato solo per la fascia di età compresa tra i 18 e i 55 anni, entro il 31 marzo sono previste tre consegne (il 15 febbraio, il 1° e il 15 marzo) per 260-270.000 dosi. Sulla carta AstraZeneca darà all'Italia 3,4 milioni di dosi di cui l'8,18% al Veneto. Mongillo ha sottolineato che il Veneto ha somministrato più dosi agli over 70 (il 15% contro l'11% nazionale) e anche nelle case di riposo (17% mentre la media nazionale è 10%). Ma chi sarà vaccinato per primo? Ieri sera si è tenuto un incontro tra le Regioni per decidere le priorità. «Andrà ai cosiddetti servizi essenziali», ha detto l'assessore Manuela Lanzarin. L'aspetto interessante di AstraZeneca è che tra la prima e la seconda dose c'è più flessibilità: non più 21 giorni, ma anche tre mesi. E più si ritarda il richiamo - ha detto Mongillo - più si sviluppa l'efficacia della copertura. Purché i vaccini arrivino.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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