Vaccini, si cambia: Draghi si affida a Gabrielli e Curcio Ridotti i poteri di Arcuri

Lunedì 1 Marzo 2021
LA STRATEGIA
ROMA Comincia a prendere forma il piano di Mario Draghi per accelerare la campagna dei vaccini. Franco Gabrielli, appena nominato sottosegretario ai Servizi, riceverà anche la delega di consigliere per la sicurezza nazionale del presidente del Consiglio. In questo ruolo l'ex capo della Polizia sarà una sorta di super commissario per il coordinamento della gestione dell'emergenza innescata dal Covid-19 e dalle sue varianti. Piano per la somministrazione dei vaccini incluso. Al programma vaccinale, che Draghi ritiene essenziale per uscire dalla spirale delle misure restrittive e per garantire la ripartenza del Paese, lavorerà anche Fabrizio Curcio tornato alla guida della Protezione civile venerdì. La notizia della delega per la sicurezza nazionale a Gabrielli non è ancora ufficiale. Troverà conferma martedì con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del decreto di nomina. Da quel momento Gabrielli, oltre a occuparsi dei Servizi, svolgerà un ruolo di coordinamento di tutte le attività del governo legate alla lotta alla pandemia. Insomma, stabilirà ruoli e responsabilità, affiderà incarichi. Detterà l'agenda vaccinale. E, soprattutto, la sua organizzazione. Obiettivo: 500-600 mila dosi iniettate ogni giorno.
BATTAGLIA
Nel frattempo Draghi darà battaglia a livello europeo per ottenere un accelerazione delle autorizzazione del nuovo vaccino Johnson&Johnson da parte dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) e sommare nuove filiere di approvvigionamento a quelle esistenti di Pfizer, AtraZeneca e Moderna. Con la protezione civile in campo, ma anche con l'aiuto dell'esercito, ora si punta a non sbagliare la fase decisiva delle vaccinazioni e di questo si parlerà anche nel Dpcm in arrivo in queste ore. L'asse Gabrielli-Curcio va di fatto a riproporre una collaborazione che ha radici lontane. Da capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, nel 2008, nominò proprio Curcio come capo delle emergenze. E la squadra della Protezione civile è in realtà più allargata in questa difficile partita della vaccinazione di massa: Guido Bertolaso nel 2007 chiamò Curcio che fino a quell'anno era stato impegnato nei Vigili del fuoco. Inoltre, al Comitato tecnico scientifico c'è la sponda di Agostino Miozzo, che è coordinatore del Cts, e di Fabio Ciciliano, entrambi uomini della Protezione civile. Insomma, se fino ad oggi la gestione della vaccinazione di massa oscillava tra Domenico Arcuri, il commissario che ormai ha un ruolo più defilato, e le Regioni, che però stanno andando in ordine sparso e con risultati molto differenti, ora si punta su un ruolo centrale della Protezione civile. Curcio potrà mettere a disposizione l'esperienza sul fronte della logistica, soprattutto in quei territori in cui si stenta a partire. La Protezione civile, sulle grandi emergenze, ha dimostrato di sapere intervenire con efficacia e rapidità, allestendo tensostrutture dove servono. In questo caso può utilizzare fino a 300mila volontari e coordinare, cosa ancora più importante, i vari dipartimenti regionali. Questo è uno dei nodi: Curcio dovrà svolgere un ruolo di coordinatore e rendere omogeneo un sistema che oggi appare sfilacciato. Attenzione, la Protezione civile si occuperà solo della logistica, le iniezioni spetteranno al personale sanitario delle Regioni e ai medici di base.
LE FORNITURE
Il premier Draghi, a regime, spera di incrementare le vaccinazioni giornaliere, che nei giorni scorsi hanno toccato l'apice con 120.000 iniezioni in 24 ore. Per farlo servono le dosi, per questo si guarda allo sviluppo della procedura di autorizzazione di nuovi vaccini, compreso il russo Sputnik 5. Ma senza forzature, restando nel percorso comune della Ue e dunque delle autorizzazioni rilasciate dall'Ema. Da aprile, quando si aggiungeranno a Pfizer, Moderna e AstraZeneca anche le forniture di Johnson&Johnson, le dosi a disposizione diventeranno numericamente importanti. Nel migliore degli scenari dovrebbero arrivarne 60 milioni (nell'arco temporale del secondo trimestre): l'Italia non può permettersi di sbagliare. Si sta valutando la strategia delle prime dosi, ma gli esperti avvertono: va bene con AstraZeneca, che prevede comunque la seconda dopo tre mesi, va evitata con Moderna e Pfizer che invece richiedono, per offrire la protezione maggiore, il rispetto dell'arco temporale di tre-quattro settimane.
Mauro Evangelisti
Albero Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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