Vaccini, il Veneto chiede ad Aifa l'ok per 4 milioni Zaia: avanti nella legalità

Sabato 13 Febbraio 2021
LA TRATTATIVA
VENEZIA Dieci giorni fa il Veneto ha presentato all'Agenzia italiana del farmaco la richiesta di autorizzazione «a poter negoziare l'acquisto e l'importazione con fornitori esteri» di vaccini per 4 milioni di dosi. Ecco il primo documento ufficiale della complessa trattativa riservata: un messaggio in posta elettronica certificata, inviato da Azienda Zero il 3 febbraio e ricevuto da Aifa l'indomani mattina, tuttora in attesa di risposta. «Una carta autentica, prova di legalità in un paesaggio lunare, in cui il Governo non si esprime, l'Unione Europea prima nega e poi permette, le multinazionali non smentiscono: noi tiriamo dritto, ma non accetto che la Regione venga accusata di fare un'attività losca quando si preoccupa della salute dei cittadini», sbotta il presidente Luca Zaia.
LA CLAUSOLA
Nella nota, il commissario Patrizia Simionato premette di agire per conto del «soggetto attuatore» per l'emergenza (e cioè di Zaia) «considerata la carenza circa l'approvvigionamento di vaccini anti Covid-19 rispetto alla popolazione da vaccinare», precisa che «la negoziazione riguarderà esclusivamente tipologie di vaccini già autorizzati da Ema (l'ente regolatorio europeo, ndr.)» e assicura che darà tempestiva comunicazione «del nominativo degli operatori economici, della/e tipologia/e di vaccino, dei relativi lotti e quantità». Si tratta di una procedura normale per Azienda Zero, abituata ad acquistare farmaci e apparecchiature all'estero, spesso attraverso intermediari (che in questo caso «hanno anche nomi e cognomi italiani, non dobbiamo sempre pensare a presunti faccendieri stranieri», chiosa il direttore generale Luciano Flor). È chiaro però che, in un contesto di pandemia, l'autorizzazione è dirimente, come sottolinea il dg, lasciando intendere che siano almeno tre le offerte sul tavolo: «Aspettiamo più di due bozze di contratto e contiamo di averle nel giro di tre o quattro giorni. La nostra clausola è di avere l'autorizzazione all'importazione: senza quella, prevista dalla legge statale, non possiamo procedere». Il problema è che il piano vaccinale è nazionale, per cui potrebbe non bastare l'interlocuzione con Aifa, verosimilmente obbligata a coinvolgere il Governo e il commissario straordinario Domenico Arcuri, tanto che la Conferenza delle Regioni ha chiesto un pronunciamento. «Il consiglio di amministrazione è convocato dal presidente Giorgio Palù per la prossima settimana», rimarca comunque Zaia, molto attento alla diplomazia in questa fase delicata.
I COSTI
Probabilmente, e comprensibilmente, è per questo stesso motivo che il governatore glissa sul comportamento delle case farmaceutiche («Prima di criticarle bisognerebbe poter leggere i contratti con l'Ue»), che da un lato ammettono i rallentamenti nelle forniture previste dall'accordo europeo e dall'altro garantiscono un mercato parallelo agli Stati e alle Regioni. Al riguardo proprio Zaia rivela un particolare eloquente sui mercanteggiamenti in corso: «In tre casi non andremmo a caricare i vaccini nei porti in giro per il mondo, ma direttamente in azienda». Con quali tempi e costi? «Meno di un mese per la consegna e prezzi abbastanza vicini a quelli negoziati dall'Ue», risponde Flor, alludendo ai circa 12 euro per PfizerBiontech, 15 per Moderna e 1,80 per AstraZeneca. Dunque nella peggiore delle ipotesi, 4 milioni di dosi (eventualmente aumentabili, se il gruppo di acquisto dovesse comprendere pure Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lombardia) potrebbero comportare un esborso di 60 milioni. «Ma non sarebbero un problema per un bilancio sanitario da 9,6 miliardi, di cui 1 miliardo per la spesa farmaceutica», sottolineano Zaia e Flor.
LA CAPACITÀ
I due difendono a spada tratta «il dovere etico» di esplorare il mercato, nonostante il professor Andrea Crisanti a Piazza pulita su La7 l'altra sera abbia definito «immorale» questa attività. Tuona il governatore: «Di fronte ai malati e ai morti, dovremmo forse stare fermi senza fare niente? È vergognoso quello che sta accadendo, da repubblica delle banane: se cerchi di risolvere un problema, sei una persona che crea problemi. Però noi tiriamo dritto». Aggiunge il dg: «Comprare farmaci per salvare le persone sarebbe un'attività immorale? Ne prendo atto, non so cos'altro dire». Flor sa però che, con i numeri attuali, la campagna va a rilento: «La nostra capacità di vaccinare è dieci volte superiore alle dosi che abbiamo a disposizione e che ci permettono di iniettare mediamente non più di 5.700 dosi. Con questo ritmo, finiamo ad aprile di immunizzare 360.000 ultraottantenni. E se ci vogliono cinque mesi per vaccinare un milione di persone, dobbiamo abolire il concetto di immunità di gregge: ne abbiamo 4 milioni da immunizzare». Dunque servirebbero quasi due anni. «Se alla fine non compreremo i vaccini conclude Zaia sarà perché qualcuno ci impedirà di farlo. O perché magari Pfizer, grazie al casino che stiamo facendo, riempirà l'Europa di dosi, per cui potremo chiudere la cartellina e risparmiare un sacco di soldi».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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