Vaccini, 10mila a rischio mancano ancora le fiale per la seconda dose

Giovedì 21 Gennaio 2021
LA GIORNATA
VENEZIA In Veneto ci sono diecimila persone che hanno fatto la prima iniezione del vaccino anti-Covid dell'azienda farmaceutica statunitense Pfizer e che, al momento, non hanno il richiamo. La seconda dose, per loro, ancora non c'è. I tagli decisi unilateralmente dal colosso americano nei confronti dell'Italia e anche di altri paesi europei, a partire dalla Germania, hanno comportato il blocco delle vaccinazioni: ieri in Veneto non è stata fatta una sola prima iniezione. Ma se il richiamo da bugiardino è obbligatorio dopo 21 giorni dalla prima iniezione, cosa succede se la seconda puntura non viene fatta? «Non voglio neanche pensarci», ha detto il direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor. Che ha cercato di rassicurare: «A meno che non succeda il finimondo, noi il richiamo lo garantiamo».
Intanto i vaccinati completi - cioè con prima e seconda dose somministrate - in Veneto sono 1.346, praticamente gli 800 che hanno avuto la prima dose il 27 dicembre più quelli dei giorni successivi e che hanno appena fatto il richiamo. In Italia i vaccinati completi sono 7.595.
IL VERTICE
Il punto sui vaccini è stato fatto ieri, nella conferenza stampa di mezzogiorno e mezzo, dal presidente della Regione, Luca Zaia, che ha riferito dell'incontro avuto la sera prima con i ministri alla Salute Roberto Speranza e agli Affari regionali Francesco Boccia e il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri. «Ci è stato spiegato che il contratto con Pfizer l'ha fatto l'Europa e che l'Italia ha fatto le lettere con gli ordini. Certo è che se è stata pattuito un plafond trimestrale e non c'è un impegno settimanale, l'azienda non ha commesso irregolarità. Bisognerebbe leggere il contratto, che noi non abbiamo. Resta il fatto che con questi tagli non possiamo più proseguire con la campagna vaccinale». E infatti ieri, in Veneto, stando a quanto riferito dalla Regione, non è stata fatta una sola nuova prima dose. Zaia ha riferito di aver chiesto al Governo che il taglio del 29% all'Italia sia lineare per tutte le Regioni e non che alcune abbiano riduzioni del 53% (Veneto) o del 54% (Friuli) ed altre invece si ritrovino la fornitura completa: «Il commissario Arcuri ci ha detto che la settimana prossima ci sarà un riequilibrio nella fornitura dei flaconi tra le Regioni in modo che il taglio sia uguale per tutte, senza distinzioni». Quanto al meccanismo di solidarietà chiesto dal Veneto, al momento non ci sono state risposte.
I NUMERI
Il direttore generale Flor ha riassunto le forniture finora arrivate in Veneto. Si è partiti il 27 dicembre con 800 dosi. La prima fornitura completa è arrivata il 31 dicembre, 46.800 dosi (ottenendo 6 dosi dallo stesso flaconcino, altrimenti con 5 dosi sarebbero state 38mila). Complete anche la seconda fornitura del 4 gennaio e la terza dell'11 gennaio. La quarta fornitura del 18 gennaio, che in realtà è arrivata solo ieri, è stata incompleta: anziché 46.800 dosi, ne sono giunte 22.230. Lunedì prossimo è prevista la quinta fornitura che, con il taglio previsto del 29% uguale per tutte le Regioni, sarà di 24.570 dosi. Ma lunedì dovrebbe arrivare anche il riequilibrio annunciato da Arcuri, cioè altre 25.740 dosi per un totale di 50.310 iniezioni. Contando le dosi che la Regione ha tenuto di scorta, si arriva a 100mila dosi. Ebbene, all'appello ne mancano 10mila per completare i richiami. Significa che per 10mila veneto la seconda iniezione è in bilico. Senza contare che nella prima fase i vaccinati dovevano essere 185mila, non 110mila. «Ma da qui al 10 febbraio le dosi dovrebbero arrivare», ha detto Flor.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Al governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, seppur informalmente, i ministri Speranza e Boccia, a margine dell'incontro di martedì sera, hanno garantito che lunedì la fornitura sarà completa, per la precisione 10.500 dosi, senza ulteriori tagli. Le settimane precedenti al Friuli erano arrivate forniture di 14.176 fiale.
LA PROTESTA
I governatori leghisti ieri si sono rivolti al premier: «Abbiamo dovuto dimezzare il numero dei vaccini anti Covid perché non abbiamo sufficienti dosi e personale medico per rispettare il piano vaccinale - hanno detto Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Attilio Fontana (Lombardia), Maurizio Fugatti (Trentino), Christian Solinas (Sardegna), Nino Spirli (Calabria), Luca Zaia (Veneto) -. Invece di cercare i voti dei Ciampolillo in Parlamento, Conte, se ancora è presidente del Consiglio, si assuma la responsabilità di risolvere la questione. Le Regioni non sono responsabili dei contratti: oggi assistiamo a un indecoroso scaricabarile e intanto noi siamo senza vaccini».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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