«Usa, Covid fuori controllo» Nel mondo 10 milioni di casi

Lunedì 29 Giugno 2020
LA CRISI
NEW YORK A sentire i telegiornali della sera sembra di essere tornati alla fine di marzo. Miami chiude le spiagge, il Texas chiude bar e ristoranti, il governatore dell'Arizona implora i suoi concittadini a non uscire di casa. L'onda dei contagi del coronavirus scende verso il sud e il centro degli Stati Uniti, e ogni giorno si registra un nuovo record. L'Oklahoma in queste due ultime settimane ha visto un aumento del 261 per cento dei contagi, la Florida del 216, il Texas del 174, l'Arizona del 125. Nel Paese casi confermati sono quasi 2 milioni e 600 mila (più di un quarto dei 10 milioni registrati a livello mondiale), con un aumento giornaliero che era sceso a circa 20 mila alla fine di maggio e oggi è risalito oltre i 45 mila casi quotidiani. I decessi sono quasi 128 mila, e dopo esser scesi a poco meno di due o trecento al giorno, sono risaliti sopra i 600, mentre le proiezioni prevedono che presto supereranno di nuovo il tetto quotidiano dei mille casi.
PRESSIONI POLITICHE
«Questo virus non conosce vacanze» si sfoga il governatore della California, Gavin Newsom, costretto a mandare carri frigoriferi in alcune contee nel sud dello Stato, dove gli obitori sono al completo. Gli Stati che hanno subito il primo impatto a marzo e aprile, lungo la costa est e la costa ovest, sono finalmente riusciti a contenere la malattia, con l'unica eccezione della California, grazie a una quarantena severa. E solo adesso il nord est - New York, New Jersey, Rode Island, Connecticut - sta riaprendo con mille precauzioni. Gli Stati del sud, come la Florida, l'Arizona, il Texas, hanno invece commesso l'errore di cedere alle pressioni politiche e alle sollecitazioni di Donald Trump, preoccupato più per l'economia che per l'epidemia e desideroso di tornare a fare i suoi mega-comizi, e hanno e riaperto troppo presto. Il governatore del Texas, Greg Abbott, un repubblicano vicino al presidente, ha confessato in tv: «Ho un rimorso: abbiamo riaperto troppo presto». In Florida, invece, il governatore Ron De Santis sposa la teoria di Trump che «l'aumento dei casi è la conseguenza dell'aumento dei test», e che comunque in questa fase il virus colpisce soprattutto i giovani, che affollano locali pubblici e spiagge, e per questo i decessi non sono ai record a cui erano in marzo e aprile. Gli epidemiologi ammoniscono che il picco dei decessi arriverà fra la fine di luglio e l'inizio di agosto.
LE MASCHERINE
Il ministro della Salute Alex Azar ammette che la situazione «è grave», ma cerca di rassicurare il Paese: «Rispetto a due mesi fa abbiamo più abbigliamento protettivo, più farmaci, più personale addestrato, e stiamo lavorando in fretta per il vaccino». Uno storico esperto della presidenza, Max Skidmore, lamenta: «Siamo l'unico Paese al mondo che abbia politicizzato l'epidemia». L'unico Paese dove indossare o no la mascherina è diventato un atto di affermazione politica pro o anti-Trump, tanto che il senatore Lamar Alexander, uno dei saggi del partito repubblicano, ha riconosciuto: «Per depoliticizzare la questione, sarebbe bene che anche il presidente indossasse la maschera quando è in pubblico».
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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