Una sfida all'ultimo voto, in Emilia saranno decisivi affluenza ed elettori M5S

Domenica 26 Gennaio 2020
LE ELEZIONI/1
BOLOGNA Si vota finalmente, oggi. Tre milioni di mezzo di emiliani e romagnoli possono farlo. Ma quanti lo faranno? E quello che lo faranno manderanno un avviso di sfratto al governo Conte, scegliendo Borgonzoni-Salvini, o in nome della continuità si assesteranno sull'usato sicuro targati Bonaccini, nonostante ci sia il rimorchio del Pd considerato ingombrante e poco gradito? Testa testa tra i candidati e notte thrilling stanotte. Saranno decisivi l'affluenza e i voti dei 5Stelle. Più che quelli che prenderà il Movimento saranno decisivi i voti grillini che sceglieranno di spostarsi - in maniera disgiunta, come si dice in gergo - non sul proprio candidato governatore di bandiera ma su Bonaccini. Dando al candidato Pd un aiuto agosto esterno di cui ha disperato bisogno, e infatti lo ha chiesto ripetutamente.
BOTTA E RISPOSTA
Intanto, però, c'è la solita storia del silenzio elettorale non rispettato. Ma al tempo dei social e facile non rispettarlo.
Alle 10 del mattino di ieri Matteo Salvini ha già rotto due volte il silenzio elettorale in rete: la prima volta con un post di ringraziamento e di invito per il voto di oggi - «Grazie emiliani! grazie romagnoli! Ora tocca a voi. Noi siamo pronti, buona giornata amici» - e la seconda per polemizzare con Amelia Frascaroli, consigliera comunale di Bologna, colpevole per il leader leghista di aver chiesto la revoca della cittadinanza onoraria a Siisa Mihajlovic dopo la sua dichiarazione a sostegno di Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra alle elezioni di domani in Emilia-Romagna. «A Bologna, una consigliera comunale di sinistra chiede di non dare più la cittadinanza onoraria a Sinisa come vendetta per il suo sostegno alla Lega. Vergogna!!! Poi loro sarebbero democratici», scrive Salvini nel suo post. E via così. Solite storie, solite polemiche. Tipico attacco: «Tutti a votare per mandare a casa questo governo di tasse, sbarchi e manette».
L'affluenza è un nodo cruciale della battaglia in corso. Nel novembre del 2014, quando Bonaccini conquistò il suo primo mandato, a votare andò poco più di un elettore su tre: appena il 37% degli aventi diritto. Stavolta la percentuale sarà molto più alta, perché per la prima vota l'Emilia Romagna è diventata davvero contendibile alle Regionali. Se adesso la partecipazione aumenta nelle grandi città è considerato un vantaggio per Bonaccini e il centrosinistra, se aumenta nei borghi minori e nelle campagne è un vantaggio per Lucia Borgonzoni e il centrodestra.
Se è altissima, può succedere di tutto. Se è bassa, è un vantaggio per il centrosinistra, perché si mobilita più il tradizione voto di appartenenza che quel voto di opinione potenzialmente. Queste le valutazioni della vigilia. Salvini è convinto di una cosa: «Se perdiamo bene a Bologna, Modena e Reggio, che sono ancora di sinistra, vinciamo le regionali». E anche Ravenna è importante per il centrodestra, perché è in bilico e infatti lì si è svolto venerdì il comizio di Salvini, Meloni e Berlusconi. Per Bonaccini vale il contrario: ovvero l'obiettivo è fare il pienone nelle città e nelle zone tuttora a forte radicamento della sinistra. E non perdere ancora terreno dove il centrodestra è nettamente egemonico: Piacenza e provincia di Parma, la costa, Ferrara (governata dalla Lega), il riminese.
Quanto al voto disgiunto, altra incognita. Potrebbero essere decisivi in chiave anti-Salvini i voti grillini per Bonaccini. Stando ai voti delle ultime europee (quando in Emilia-Romagna votò il 67 per cento), la coalizione di centrodestra sarebbe in vantaggio di 5-6 punti. Cruciale per Bonaccini il bacino degli ex elettori dei Cinque Stelle. Tra le politiche del 2018 e le europee del 2019, il movimento in Emilia Romagna ha perso 400mila voti. La Lega ne ha acquisiti 270mila, dunque, al netto del travaso, c'è una riserva di 90-100mila elettori che nel 2018 votavano M5s, nel 2019 non hanno votato e si sono astenuti. Qui c'è un potenziale aiuto per il centrosinistra. E Bonaccini ha cercato di procurarselo togliendosi le insegne di partito e oscurando il simbolo del Pd.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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