Un triumvirato contro lo strapotere leghista

Domenica 18 Marzo 2018
ROMA «Siamo a un passo dal suicidio politico». La fredda analisi della situazione post elettorale in Forza Italia viene attribuita direttamente a Gianni Letta. Il giorno dopo il vertice dei tre leader del centrodestra, infatti, raccontano che il consigliere più prezioso di Silvio Berlusconi si sarebbe precipitato a palazzo Grazioli per spiegare che lasciare il boccino delle trattative a Matteo Salvini sarebbe una follia. Tra gli azzurri non filo leghisti la paura di un patrimonio che rischia di dissiparsi, ormai, dilaga. I recenti sondaggi vedono il Carroccio schizzare oltre il 20% e FI precipitare al 10%, incubi che diventando realtà. Negli ultimi giorni si è messo in moto un partito, che ha sempre accompagnato le mosse di Berlusconi: il partito azienda. Quando l'ex premier è a Milano è Fedele Confalonieri a sussurrare al suo orecchio. A Roma, ci pensa il tessitore Letta. Con loro, va annoverato anche il neo senatore Adriano Galliani. La parola d'ordine è sottrarsi al giogo del leader del Carroccio, pur non negando il patto di coalizione. Perché - è il ragionamento - se si lascia la gestione della situazione politica esclusivamente nelle mani di Salvini il rischio di instabilità - e di nuove urne magari dopo aver cambiato la legge elettorale con M5S - è più concreto.La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato, appunto, il recente vertice a palazzo Grazioli. Due visioni, due linee diverse che vedono contrapporsi ormai da mesi da una parte i forzisti più prudenti della prima ora, e dall'altra Niccolò Ghedini, a capo di quel cerchio magico che ora è finito sotto accusa. Ed ecco la richiesta di un cambio di passo. Che si rinnovi il partito, con nuovi responsabili regionali e un coordinamento nazionale: l'ipotesi è quella di un triumvirato, espressione del Nord, del Centro e del Sud. Ma l'operazione - è la richiesta - deve cominciare dai capigruppo. E invece Berlusconi, con una nota, finisce per blindare Renato Brunetta finito nel mirino di attacchi di Libero e altri giornali di area.
Barbara Acquaviti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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