Un governo a trazione Ue, tanti sì al lodo Prodi per uscire dall'emergenza

Lunedì 25 Gennaio 2021
IL RETROSCENA
ROMA «Hai visto che cosa dice Prodi?». Nel Palazzo, ieri, le telefonate tra i protagonisti della crisi cominciavano così. Con il Lodo Prodi - si può fare? Non si può? Ci si arriverà non subito ma appena l'operazione Conte più Responsabili tramonta definitivamente? - che potrebbe diventare, forse, la soluzione dello stallo. Ha parlato chiaro il Professore: «Non è raccogliendo qualche parlamentare in cerca di sistemazione che si prepara il nostro futuro». E appena i renziani hanno chiesto a Renzi che cosa pensasse di questo pensiero, la riposta è stata secca: «Bravo Prodi!». Quindi piace a Renzi la road map del Prof - un progetto di poche riforme, capace di far convergere i partiti su questo e anche pezzi di centrodestra - e anche nel Pd, da Bonaccini a Gori e a tutti quelli che credono in un Conte Ter allargato il più possibile anche fino al punto di dover sacrificare Conte, in queste ore si sta parlando così: «La soluzione è praticabile, aspettiamo di vedere come andrà giovedì in Senato con la relazione Bonafede e poi toccherà trovare una condivisione larga per ricominciare».
IL SASSO
Ecco, ha gettato il sasso nello stagno il Prof. Il Pd lo può raccogliere? Il Piano A di Zingaretti resta quello dell'avanti con Conte oppure elezioni ma siccome i numeri che Conte cerca non ci sono e le elezioni mezzo Pd non le vuole, come Piano B la proposta di Prodi rivolta a tutte le forze politiche su poche riforme ma buone (e chi guiderà questo progetto si vedrà) ai piani alti del Nazareno comincia ad essere vagliata molto sul serio. Anche perché, per lo più, i gruppi parlamentari dem non sono affatto disposti - non solo quelli di origine ex renziana ma anche quelli che considerano il voto una sciagura e la lettera di diversi senatori come Verducci per stigmatizzare la tentazione per le urne lo dimostra - a «morire per Conte» e per i Responsabili che non ci sono. Infatti osserva il capogruppo Marcucci: «Ho letto con molta attenzione l'editoriale di Prodi. Lo condivido. Anche perché giovedì in Senato la conta di perde. Inutile insistere su una via già chiusa. O si fa qualcosa di più largo e di coinvolgente, capace di riassorbire le posizioni di Renzi e di attirare altre forze reali, oppure l'alternativa è il voto che non conviene al Paese». Lo stesso Boccia che era su una linea dura e ultra-contiana comincia a pensare, prodianamente, che conviene cambiare strada. E riecco Marcucci: «Per rilanciare la legislatura e l'attività del governo, fermiamo la guerra e ragioniamo intorno ad un tavolo».
Anche Pier Ferdinando Casini, che il Lodo Prodi lo sostiene ante litteram, vede spiragli: «Se Conte viene in aula al Senato e viene bocciato è chiaro che non c'è un Conte Ter». Deve allargare-allargare-allargare. «Avendo la possibilità del reincarico, con il sostegno di M5s e Pd, Conte - incalza Casini - dovrebbe cominciare ad allargare recuperando il dialogo con Renzi, mettendo nel dimenticatoio il personalismo perché agli italiani non interessano queste cose. Conte e Renzi si odiano? Ma anche Andreotti e Fanfani si odiavano!».
LASSÙ IN PROVENZA
Ma occhio a Berlusconi. Già da tempo considera puntuali e di buon senso le affermazioni di Prodi. E ne coglie il profondo legame con gli umori circolanti a Bruxelles. Ora hanno detto al Cavaliere, nel suo buen retiro provenzale, che «Prodi vuole coinvolgere un po' tutti. Lei Presidente ci starebbe?». E lui: «Io ci sto, ma non con un po' tutti. Forza Italia non si muove senza il resto del centrodestra. Se si fa un'unità nazionale con tutti ma proprio tutti dentro, sono il primo ad aderire alla cosa. Se invece si cerca di tentare il nostro partito per staccarlo da Meloni e Salvini, non solo l'operazione è impossibile ma io per primo farò di tutto per evitarla».
Però una cosa è Meloni e un'altra è Salvini. Quest'ultimo ha Giorgetti nelle orecchie e il Lodo Prodi somiglia al Lodo Giorgetti e se Giorgia è la vera sostenitrice del «voto-voto-voto!», Matteo invoca le elezioni per tenere unito il centrodestra ma gli parte continuamente il freno e dopo l'uscita di Prodi non può che sentirsi fortificato in questo: «Se serve per far fuori Conte, va bene tutto». In realtà Prodi non dice di far fuori Conte. Ma di ragionare non sulla base degli interessi politici e di qualche partito (incluso quello eventuale del premier) bensì su quelli del Paese.
Anche M5s si sta smarcando da Conte. Perché teme lo scivolamento verso le elezioni. E sarebbe prontissimo, lo dicono in off, a una maggioranza Ursula, come quella che già esiste in Europa anche con il loro contributo, e del resto dicono ai piani alti del Movimento: «Noi di Prodi ci siamo sempre fidati».
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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