Ultimi tre giorni liberi prima dell'arancione Zaia: scuole a rischio

Venerdì 5 Marzo 2021
L'ATTESA
VENEZIA È il giorno del verdetto, anche se la condanna è data quasi per scontata. Dopo settimane in fascia gialla, oggi il Veneto si aspetta di essere declassato in arancione. La novità è che, se così sarà, le nuove restrizioni scatteranno da lunedì 8 marzo e quindi significherà che domani e domenica i veneti potranno concedersi l'ultimo pranzo in trattoria, perché poi tutte le attività di ristorazione, esattamente come i bar, funzioneranno solo per le attività di asporto. E saranno anche gli ultimi due giorni di libertà, perché poi sarà vietato uscire dal proprio Comune se non per motivi di salute, lavoro e necessità, da dichiarare nell'autocertificazione. Le possibilità di restare gialli, del resto, sono ben poche stando ai numeri resi noti ieri dal governatore Luca Zaia. Senza contare che in alcune zone del Veneto sono a rischio le scuole, si potrebbe passare a breve alla didattica a distanza.
LA CRESCITA
«I numeri si stanno un po' ingrossando», ha detto Zaia che ieri ha sentito il ministro della Salute, Roberto Speranza: «Di certo ci sono regioni più in sofferenza di noi: l'Italia si sta colorando sempre più di arancione e rosso, ma anche in Veneto è verosimile che si torni a ballare, potremo avere delle turbolenze in volo». I dati aggiornati a ieri sera sono i seguenti: ben 1.620 nuovi casi positivi nelle ultime ventiquattr'ore, altri 24 decessi, 1.202 posti letto occupati nelle aree non gravi (+1) e 157 nelle terapie intensive (+3). In appena una giornata l'incidenza dei contagi è passata da 2,88% a 3,62%: ieri, con 41.031 tamponi tra molecolari e rapidi sono stati trovati 1.487 positivi.
Ed è proprio la diffusione del virus, più che la situazione ospedaliera (il tasso di occupazione delle terapie intensive è del 12%, quello delle aree non critiche del 14%), a rischiare di portare il Veneto in arancione: l'indice di trasmissione del contagio Rt che era precipitato nelle settimane passate a 0.60 ora è salito a 1.12 come dato medio nei quattordici giorni - il minimo è stato 0.94, il massimo 1.41 - superando così la soglia di 1 che determina il passaggio dal giallo all'arancione. E preoccupa anche il nuovo criterio introdotto dal primo Dpcm dell'èra Draghi, quello che fissa il limite di 250 casi positivi su 100mila abitanti nell'arco di 7 giorni per chiudere le scuole e tornare alla didattica a distanza: in Veneto la media è 151,3 casi ogni 100mila abitanti, ma, appunto, è una media. «Nel Padovano - ha detto Zaia - siamo già a 200 casi, ci sono micro zone rosse anche nel Veronese e nel Comelico». Solo che sono davvero micro zone, Comuni troppo piccoli dove basta una manciata di contagi per far scattare il limite. È per questo che la Regione ha disposto un monitoraggio a livello locale puntando anche sull'omogeneità. Ma quali scuole, nel caso di superamento del limite di contagi, verrebbero chiuse? «Il Dpcm è generico - ha detto Zaia - ma non è che possiamo lasciare a casa i bimbi più piccoli, io penso che si tratterebbe sicuramente delle superiori e di qualche anno delle medie».
L'APPELLO
L'invito ai cittadini è sempre lo stesso: mascherine, igienizzazione delle mani, niente assembramenti. «Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha fatto bene a firmare l'ordinanza contro i tour alcolici - ha detto Zaia -. Questo è il tipico lavoro di squadra, non troverete mai una mia posizione contraria a ordinanze dei sindaci a tutela della salute dei cittadini. Anzi, faccio appello agli altri sindaci a tenere sotto controllo, come ha fatto Brugnaro, la situazione».
Quanto alle mascherine, considerati anche gli accertamenti su alcuni dispositivi che non sarebbero a norma, è vero che le chirurgiche non bastano più? È vero che non servirebbero contro le varianti del virus? «Con il ministro Speranza non abbiamo parlato di questo - ha detto il governatore -. Certo, l'ideale sarebbe che tutti usassero le mascherine Ffp2, ma le Ffp2 hanno un costo e non tutte le famiglie se le possono permettere».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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