Ue, cresce l'ipotesi Conte. Merkel lo chiama Per l'Italia ritorna possibile la Concorrenza

Giovedì 22 Agosto 2019
IL CASO
ROMA La trattativa di governo in Italia ha il suo versante europeo, nella scelta del commissario che rappresenterà l'Italia nell'esecutivo di Ursula von der Leyen. Svanisce il Conte bis, per indisponibilità del Pd, il partito che esprimerà il nome del nuovo premier, e questo starebbe aumentando le possibilità che il capo del governo italiano uscente sia destinato a prendere un portafoglio importante in sede comunitaria. Si parla della chance per Conta di sedere nel posto pesante della Concorrenza, traguardo che era stato inibito all'Italia in giallo-verde a causa dell'atteggiamento a dir poco contundente della Lega rispetto ai nuovi assetti a Bruxelles. Come ex premier, se l'operazione Concorrenza o altro portafoglio rilevante andrà in porto, Conte potrebbe cumulare anche una vicepresidenza della commissione Ue. Di certo, è molto ben messo con i maggiorenti dell'Europa - la telefonata ieri di Angela Merkel all'ex «avvocato del popolo» è stata calorosa e molto complimentosa: le bordate a Salvini in Senato a Berlino avranno fatto gioire - il premier uscente. Si deve molto a lui, anche l'elezione di von der Leyen, grazie ai voti di M5S tutt'altro che previsti e rivelatisi fondamentali. Come minimo c'è un debito di gratitudine per Conte a Bruxelles. Ma c'è soprattutto il bisogno di avere una figura in linea con gli orientamenti vigenti nel nuovo governo brussellese, i cui commissari verranno votati in aula nella plenaria all'inizio di ottobre.
I TERMINI
Il termine per la designazione dei commissari sarebbe il 26 agosto, quindi adesso. Ma all'Italia, visto il cambiamento politico in corso, viene concesso altro tempo. Sarà dunque il prossimo governo a indicare il nome del commissario Ue. In un quadro che sarà fortemente diverso da quello della fase giallo-verde. L'Europa a un governo amico e senza più Salvini si dice pronta a concedere quei margini di flessibilità che prima molto mal volentieri venivano concepiti. Se poi questa apertura sarà vera ed effettiva, e non solo retorica, si vedrà. Certamente c'è una euro-soddisfazione di fronte alla svolta nella politica nazionale. E Macron tira addirittura un sospiro di sollievo per la fine del salvinismo al governo e lo fa così: «L'Italia merita dirigenti all'altezza del suo grande popolo». Ossia non il capo del Carroccio. E ancora il presidente francese, tutto lieto per i 5 stelle che si sono liberati del Carroccio: «Quando ci si allea con l'estrema destra, è l'estrema destra che vince».
Intanto Conte si prepara al G7 di Biarritz da premier dimissionario. Un appuntamento, quello del fine settimana in Francia con i Grandi della Terra, cui il presidente del consiglio parteciperà da premier uscente, pur se in carica per il disbrigo degli affari correnti. Non è, tuttavia, la prima volta che un premier si presenta a un G7 da anatra zoppa: andando indietro nel tempo si trova un precedente nel 1987, quando Amintore Fanfani presiedette un vertice dei sette Grandi a Venezia da presidente del consiglio di un governo balneare che non ottenne mai la fiducia.
Quanto al posto di commissario Ue, Conte in pista ma non solo lui. I pentastellati - secondo voci non si sa quanto affidabili - potrebbero cedere ai dem quella posizione, e in quel caso sarebbero in ascesa le quotazioni di Enrico Letta ma anche di Paolo Gentiloni. Letta si trincera dietro un rigoroso no comment. E ancora: un candidato «chiavi in mano» per il suo curriculum europeo sarebbe il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Ma circola anche un altro nome, quello di Enrico Giovannini, ex presidente dellIstat ed ex ministro del Lavoro del governo Monti. In quest'ultimo ruolo ha conosciuto e lavorato fianco a fianco ad Ursula von der Leyen che era la sua omologa nel governo tedesco e che ha avuto modo di apprezzarlo. E ancora toto nomi: quello di Elisabetta Belloni e di Giampiero Massolo. Ma Conte è in pole.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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