Uccisa dal marito il fratello affranto «Fatemi vedere la mia Victoria»

Domenica 24 Gennaio 2021
Uccisa dal marito il fratello affranto «Fatemi vedere la mia Victoria»
IL FEMMINICIDIO
CONCORDIA SAGITTARIA (VENEZIA) «Voglio vedere mia sorella per l'ultima volta, vi prego, lasciatemela vedere». Ma quando gli hanno fatto capire che forse non era il caso, che era meglio che se la ricordasse da viva, allora è scoppiato in un pianto disperato, senza consolazione alcuna. Il fratello di Victoria Osagie è arrivato a Concordia Sagittaria, l'altro ieri, ospite dalla zia paterna che vive a Meolo, località sempre del veneziano che dista una quarantina di chilometri dalla cittadina del Veneto Orientale, dove giusto una settimana fa si è consumato l'ennesimo femminicidio. L'uomo, residente a Tarragona in Catalogna, non appena possibile ha preso l'aereo per venire in Italia e prendersi cura innanzi tutto dei tre nipoti di 10, 7 e 2 anni ospitati in una comunità protetta della zona e seguiti anche da uno psicologo. Moses Osagie, 42 anni, nigeriano, infatti è in carcere con l'accusa di omicidio volontario dopo che ha massacrato a coltellate la moglie, connazionale di 34, davanti agli occhi dei loro tre bambini.
IL WHATSAPP
«Papà ha ucciso mamma»: è stato il più grande, che avrebbe persino cercato di fermare il genitore durante la mattanza, ad avvertire lo zio con un whatsapp. Una notizia che ha sconvolto l'uomo, il quale sembra fosse all'oscuro delle ripetute aggressioni subite negli anni dalla sorella da parte del marito violento e che lei non aveva denunciato. Agli investigatori avrebbe raccontato che solo ora ha appreso dal padre, che vive in Nigeria, che Victoria già dai primi anni in Italia con Moses gli aveva chiesto più volte aiuto perché veniva picchiata, rassicurandola che sarebbe passato tutto. Invece tutto non è passato, anzi: la situazione è sempre più peggiorata fino all'atroce epilogo dello scorso 16 gennaio con l'assassinio efferato di Victoria e tre piccoli che rischiano di essere adottati se un congiunto non ne chiederà l'affidamento: potrebbe essere lo stesso zio o anche il nonno materno.
L'AUTOPSIA
Domani sul corpo straziato della 34enne verrà eseguita l'autopsia disposta dal pm Carmelo Barbaro della Procura di Pordenone, competente per territorio, e affidata all'anatomopatologo Antonello Cirnelli. Secondo l'iniziale ispezione cadaverica, Moses avrebbe colpito con 12 se non 15 coltellate la moglie, sfigurandole anche il viso: impugnando due coltelli e un punteruolo. Il primo coltello era stato sequestrato subito: a indicare dov'era è stato il primogenito della coppia perché aveva notato il padre lavarlo e riporlo nel cassetto della cucina. Il secondo invece è stato trovato l'altro ieri durante il sopralluogo del sostituto procuratore e degli investigatori: era in un angolo del giardino, lo aveva gettato uno dei due amici testimoni oculari del delitto, dopo che aveva tentato di bloccare Moses, disarmandolo, senza poi però riuscire a salvare Victoria. La donna è stata braccata come una preda: aggredita in camera da letto, trafitta ripetutamente sulle scale, rincorsa all'esterno, raggiunta e trascinata ancora in casa fino a morire dissanguata. E tracce, scie, macchie di sangue sono state repertate ovunque: sulle pareti, sugli scalini, sul pavimento, sul vialetto, sui mobili. Sembra infatti che nessuno dei fendenti sia stato mortale bensì abbia provocato degli squarci profondi tali da causare una massiva perdita ematica.
LA GELOSIA
In forte stato confusionale, Moses assistito dal legale di fiducia, avvocato Sergio Gerin, avrebbe dichiarato al pm di aver perso la testa per gelosia, accusando Victoria di intrattenere una relazione sentimentale con un uomo di San Donà, città in cui hanno abitato fino al 2018. Ma dai primi riscontri dei carabinieri l'unico a tradire la promessa pronunciata il giorno delle nozze sarebbe stato solo lui. Moses infatti avrebbe un rapporto stabile con una donna con la quale si frequenta abitualmente. Legame che Victoria gli avrebbe rinfacciato più volte nei ripetuti litigi al culmine dei quali Moses spesso aveva alzato le mani.
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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