Turni di 24 ore per finire in tempo E un solo giorno di riposo (a Natale)

Martedì 4 Agosto 2020
IL FOCUS
GENOVA In venti mesi dai due monconi sospesi sul Polcevera ha preso forma un progetto da duecento milioni di euro, con cantieri sempre aperti su tre turni di lavoro e un solo giorno di riposo: Natale 2019. L'Anas ha rilasciato il certificato di collaudo e il consorzio PerGenova - formato da Fincantieri e SaliniImpregilo poi Webuild - che ha realizzato l'opera con Rina in veste di project management ha consegnato al sindaco Bucci le chiavi del nuovo ponte San Giorgio. «È assolutamente a norma», ribadiscono i tecnici di WeBuild. Il problema dei limiti di velocità, che si abbasseranno a 80 chilometri all'ora verso Genova e a 70 in direzione Savona contro i 90 consentiti sul Morandi, era già stato affrontato dagli ingegneri del consorzio, ma era «irrisolvibile - dicono - se volevamo rispettare i tempi di consegna e soprattutto considerati i punti di vincolo. La velocità di progetto imposta è figlia del tracciato».
LE MAXI CAMPATE
Per realizzare l'opera sono state utilizzate 17.400 tonnellate d'acciaio, forgiate negli stabilimenti Fincantieri di tutta Italia grazie al lavoro di più di 800 persone, e impiegati oltre 67 mila metri cubi di calcestruzzo speciale, pari a 160mila tonnellate, trasportati da 100 automezzi al giorno. L'assemblaggio e la saldatura sono stati compito di ingegneri e tecnici specializzati di Fincantieri Infrastructure: sino a 350 al giorno nei momenti di picco produttivo. Per completare l'impalcato sono serviti 19 sollevamenti, di cui tre speciali per le maxi-campate da 100 metri l'una che, a oltre 40 metri di altezza, hanno scavalcato il torrente Polcevera e la ferrovia. Le operazioni sono durate, nel caso dei sollevamenti speciali, anche quarantotto ore e hanno richiesto importanti attività preparatorie con squadre di oltre 50 persone e l'utilizzo di macchinari come le maxi-gru e gli strand jack, apparecchiature necessarie per issare gli impalcati pesanti sino a 1.800 tonnellate.
BENEFICENZA
Demolizione e ricostruzione sono costate rispettivamente 19 milioni e 202 milioni, con funzioni svolte in parallelo. «Si è lavorato così - spiega Roberto Carpaneto, ad di Rina - per limitare al massimo il tempo visto che Genova, senza il viadotto, ha perso da 6 a 10 milioni al giorno». Come sottolinea Pietro Salini, ad di WeBuild, «questo ponte è il sogno di una vita. L'abbiamo fatto con il cuore ed eventuali margini dovessero derivare per noi da questa impresa andranno tutti in beneficenza». Ora levante e ponente si ricongiungono grazie al San Giorgio nuovo di zecca, «tecnologico e sostenibile», dotato di robot e sensori per il controllo e la manutenzione. Il ponte ha uno speciale sistema di deumidificazione per evitare la formazione di condensa salina e limitare gli effetti della corrosione. E il suo impatto ambientale è contenuto, per effetto di pannelli fotovoltaici che produrranno l'energia necessaria per l'illuminazione, il sistema di sensori e gli impianti.
LA BANCA DATI
Con i dati raccolti dall'attività di monitoraggio, inoltre, verrà creata una banca dati che fonirà informazioni preziose nella progettazione di altre strutture di questo tipo. Ma l'opera non ha precedenti anche per le sue caratteristiche di straordinarietà in materia di procedure, dal momento che sono state disposte leggi speciali come il Decreto Genova. E la sfida, alla fine, è stata vinta, afferma il presidente di PerGenova e dg di Fincantieri Alberto Maestrini. «C'è stata una grande rapidità delle decisioni - racconta - Siamo partiti a rischio, senza avere neanche in mano il progetto. Abbiamo iniziato a tagliare le lamiere come facciamo per le navi. E abbiamo fatto le cose con competenza, nei tempi giusti e nella massima sicurezza».
C. Gu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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