«Troppe disuguaglianze sociali, la corruzione rimane un problema»

Domenica 17 Febbraio 2019
«In Albania c'è un fenomeno totalmente diverso dai gilet gialli francesi: dietro a queste proteste c'è un'opposizione politica oltre a un forte disagio sociale».
L'imprenditore pugliese Sergio Fontana, amministratore delegato di Farmalab (sedi anche a Milano e in Serbia), è il presidente di Confindustria Albania, l'organizzazione delle imprese italiane attive nel Paese legata a Viale dell'Astronomia.
Si aspettava i disordini di ieri?
«Sì, nei mesi scorsi in piazza c'erano gli studenti, oggi si è organizzata l'opposizione del partito Democratico. Ed è stata già indetta una nuova giornata di mobilitazione giovedì prossimo. Il Paese è in ebollizione, c'è una grande crescita economica ma sono anche aumentate enormemente le disuguaglianze sociali, le differenze sono abissali. La capitale Tirana è ormai una città con costi all'europea, il resto del Paese è molto più arretrato. E i giovani hanno ripreso a emigrare in massa alla ricerca di posti e salari migliori. Anche noi imprenditori italiani facciamo fatica a trovare manodopera qualificata».
Il governo di Rama è in bilico?
«Rama è premier da anni, pochi mesi fa ha attuato un rimpasto deciso cambiando otto ministri. Non è bastato. Questo governo appare un po' fragile. Rama è un uomo forte, ha fatto cose positive, ma ora bisogna vedere cosa succederà. La situazione poi è complicata dalla tensione tra il premier e il presidente della Repubblica Ilir Meta».
C'è chi accusa Rama di essere un accentratore e alla sua ombra si è creata un'oligarchia.
«Il potere crea potere. È una questione anche fisiologica in un Paese con grande crescita economica e di democrazia recente. Questo governo ha fatto cose importanti, ma deve per esempio ancora approvare la riforma della giustizia, un punto cardine per lo sviluppo».
La corruzione a che livelli è?
«La corruzione è un problema serio, che rallenta gli investimenti. Non è vero che noi imprenditori non vogliamo burocrazia e regole. Noi vogliamo regole certe, altrimenti ci sono situazioni ambigue. Laddove c'è opacità, ambiguità, non c'è business. Su questo punto il governo deve ancora lavorare».
Il miracolo albanese rischia di essere un bluff?
«Il Paese negli ultimi dieci anni è cambiato tantissimo, c'è stata una grande evoluzione sotto tutti i profili, culturali, economici e civili, e quindi ci sono anche tensione sociali. A Tirana viaggiano i bus elettrici, grandi alberghi, negozi e ristoranti di lusso, impressionante il numero delle Ferrari e Lamborghini che vedi in giro. Non ci sono scippi, rapine. Ma molte persone sono rimaste escluse da questo benessere e alcuni si sono arricchiti enormemente».
Insomma, la mobilitazione di piazza andrà avanti?
«Credo di sì, almeno fino a quando non ci sarà un cambio di governo o un cambio di rotta su altre problematiche come la legalità o i salari. La agente chiede un aumento delle paghe, un operaio prende 300 euro al mese ma a Tirana il costo della vita in certi campi è a livello europeo, comprare casa costa anche 3500 euro al metro quadrato».
Pensa che sia una protesta simile a quella dei gilet gialli, periferia contro capitale?
«Questa è una protesta più politica e qui per ora è scesa in piazza solo una parte del Paese. Ora vediamo come si allargherà la contestazione. Ma questo rimane un Paese molto interessante, dove lo cose si possono fare a differenza dell'Italia. Noi siamo fermi, anchilosati. Per questo io rimango ottimista sul futuro dell'Albania».
Maurizio Crema
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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