Trent'anni di carcere per l'assassino di Nadia

Giovedì 12 Luglio 2018
Trent'anni di carcere per l'assassino di Nadia
IL VERDETTO
UDINE Colpevole di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Così il gup del tribunale di Udine Mariarosa Persico ha giudicato Francesco Mazzega, l'uomo di 36 anni di Muzzana del Turgnano, che il 1 agosto dello scorso anno si era presentato al Comando della Polizia stradale di Palmanova dopo aver girato in auto tutta la notte con il cadavere della giovane fidanzata al suo fianco. E lo ha condannato a 30 anni di reclusione.
SOFFOCATA
Nadia Orlando, 21 anni, di Vidulis di Dignano era stata uccisa la sera prima, soffocata aveva stabilito il medico legale - con un mezzo soffice, a pochi passi da casa, lungo il greto del Tagliamento, durante quello che avrebbe dovuto essere un incontro chiarificatore tra i due fidanzati. È in quell'occasione che Mazzega avrebbe posto in essere l'aggressione «non già perché ancora innamorato della persona offesa - ha sostenuto nel capo d'imputazione la Procura di Udine per contestare l'aggravante dei futili motivi -, bensì per dare sfogo alla volontà punitiva nei confronti della vittima, considerata come sua appartenenza».
Il verdetto è arrivato ieri, a poco meno di un anno dai fatti, al termine del processo che si è celebrato con il rito abbreviato su richiesta della difesa dell'uomo. Il giudice ha accolto la richiesta di condanna che era stata formulata alla scorsa udienza dal pm titolare del fascicolo Letizia Puppa; il massimo della pena concedibile considerato lo sconto di un terzo per il rito. Dichiarandolo interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena, il gup Persico ha condannato Mazzega anche al risarcimento del danni, da liquidarsi in separato giudizio, in favore delle parti civili, riconoscendo una provvisionale di 200 mila euro ciascuno per i genitori e di 100 mila euro per il fratello minore della ragazza. Nonché al risarcimento simbolico di un euro da versare al Comune di Dignano, presente con il sindaco, e all'associazione Voce Donna Onlus, a loro volta costituiti al fianco della famiglia.
SILENZIO
Mazzega ha ascoltato la sentenza in silenzio. Non ha detto nulla neppure ai suoi avvocati che si sono limitati a preannunciare l'appello. Ha lasciato subito l'aula accompagnato dalla Polizia penitenziaria che lo ha riportato a casa dei genitori, a Muzzana, dove l'uomo si trova agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e dove rimarrà in attesa di una sentenza definitiva. «Una parte di giustizia è fatta. Ma quello che manca è sempre Nadia». Sono le poche parole che il papà Andrea Orlando ha pronunciato con la voce rotta dalla commozione al termine della sentenza mentre la mamma Antonella, circondata come il resto della famiglia dall'abbraccio e dalle strette di mano del pubblico ministero, della Polizia che ha svolto le indagini, dai legali e dal sindaco presente personalmente in aula, ha trovato la forza per ringraziare «tutte queste persone. Hanno fatto di tutto, veramente di tutto, per aiutare».
All'esterno del tribunale, a dare sostegno ancora una volta ai genitori e al fratello della ragazza uccisa, c'erano anche familiari, amici e compaesani. «I familiari sono ovviamente un po' scossi. È stato un anno di tensione. Si sono un po' liberati di un piccolo peso per quanto la tragedia di Nadia non è certamente dimenticata», ha riferito il loro avvocato Fabio Gasparini a commento di quella che ritiene una «sentenza giusta, congrua per la gravità dei fatti commessi quel 31 luglio dell'anno scorso».
Elena Viotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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