Tre bombe per vendicarsi di Felicetto e dei traditori «Se non mi bloccavano...»

Mercoledì 1 Dicembre 2021
LA VENDETTA
VENEZIA Che abbia avuto molto tempo per coltivare il rancore e meditare la vendetta non era certo un segreto. Quanti pensavano, però, che l'età da pensione avesse ammorbidito l'ardore e la rabbia si sbagliavano di grosso. Paolo Pattarello, insomma, non se l'era messa via e aveva tutta l'intenzione di farla pagare a chi l'aveva tradito. «Gli inquirenti - scrive il gip Barbara Lancieri nell'ordinanza di custodia cautelare - ritengono di interpretare con il proposito di vendetta, a lungo covato da Pattarello, nei confronto di chi, ai suoi occhi, lo ha tradito collaborando con la giustizia, ossia Felice Maniero, Paolo Tenderini e Alessandro Rizzi, detto il Doic».
E per raggiungere il suo obiettivo si era procurato dell'esplosivo: tre bombe con detonatore elettronico a distanza intercettate dal suo corriere nel dicembre del 2018. Tre bombe per tre obiettivi. Il caso era già emerso all'epoca, senza però che si sapesse il collegamento con la nuova Mala. Salvatore Lodato, 57enne magazziniere di Stra (Venezia), era stato fermato lungo l'autostrada A4, all'altezza del casello di Peschiera del Garda, nel Veronese, dopo essere stato trovato in possesso di tre bombe a mano, contenute all'interno di un pacco appoggiato sul sedile del passeggero della sua vettura. L'uomo, poi condannato a tre anni, aveva sostenuto di non sapere cosa stesse trasportando: al giudice spiegò di essere stato contattato da una persona, nel Bresciano, che lo aveva incaricato di trasportare un pacco contenente del materiale elettrico fino a Padova in cambio di un compenso di 500 euro. Quello che non si sapeva allora era che dietro di lui, in macchina, c'erano anche Pattarello e Cristian Michelon.
In una intercettazione ambientale è lo stesso Pattarello a raccontare l'episodio a Trabujo: «Se non mi bloccavano quella roba là...patapim!! Patapum!!! Patapam!!! Che bello che sarebbe stato». «Eh...», risponde vago Loris. «Era la meglio roba! Tre erano», ribadisce Pattarello, sottolineando appunto il numero degli ordigni. Gli inquirenti sono convinti che Michelon e Pattarello abbiano acquistato l'esplosivo a Brescia da Francesco Rivellini: il terzetto, quindi, sarebbe ritenuto «responsabile della detenzione dei tre ordigni, come sembrano confermare le intercettazioni, le attività di pedinamento e il sequestro. Ovviamente, gravi sono gli elementi raccolti nei confronti di Lodato».
INVESTIGATORI NELL'OMBRA
Tre anni fa venne fatta un'operazione complessa per nascondere all'opinione pubblica il collegamento con l'inchiesta. Allora, infatti, passò il messaggio che Lodato era stato fermato quasi per caso, a un normale posto di blocco della stradale. Non era così: in quel momento i militari del Ros stavano già monitorando l'attività di Pattarello e soci, l'indagine è nata infatti cinque anni fa. I militari padovani, quindi, sapevano perfettamente che cosa stava trasportando il magazziniere di Stra. Sapevano anche quando intervenire per intercettarlo, ma se avessero effettuato loro stessi il controllo in autostrada sarebbe stato decisamente sospetto. Come mai gli investigatori del Ros si mettono a fare i posti di blocco in mezzo alla A4? E così si è deciso di chiedere aiuto a una pattuglia della stradale: in questo modo si è impedito che l'esplosivo arrivasse a destinazione evitando che ci fossero fughe di notizie.
Lodato è stato, appunto, processato e due anni fa ha patteggiato una pena a tre anni di reclusione. Per questo motivo il giudice non ha ritenuto emettere, nei suoi confronti, una ulteriore misura cautelare.
D.Tam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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