Tosi, la Fiera e quei metodi di pagamento

Sabato 6 Giugno 2020
L'EX SINDACO
VENEZIA C'è un sospetto messo sul piatto dal capitolo aperto dall'inchiesta Isola Scaligera attorno alla figura di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona indagato con l'accusa di peculato per aver pagato, attraverso Amia, una fattura da 5 mila euro alla Veneta Investigazioni. Il motivo? Un'«attività d'investigazione privata per scopi di interesse personale in fase di campagna elettorale a favore della sua compagna, Patrizia Bisinella» e, nel 2017, candidata sindaco. Il sospetto è, scrive il gip citando un'intercettazione di Nicola Toffanin, «che la modalità di pagamento mediante Amia fosse stata impiegata anche per gli incarichi conferiti da Tosi». È parlando con la moglie che l'avvocato (com'era chiamato Toffanin) svela la vicenda. «Gli ha detto Tosi (a Miglioranzi, presidente della municipalizzata veronese, ndr) dammi una mano a pagare». Alla moglie che incredula gli risponde «Ma dai!», lui replica: «Sì, perché lui rivendica quel ruolo lì, no? Cioè lui (Miglioranzi, ndr) è lì per... grazie a lui... quindi se ha bisogno di soldi li chiede anche a lui! Cioè i 5 mila euro deve metterli lui... allora devo farmi fare la fattura là... all'Amia». Nel resto dell'intercettazione «Toffanin sostiene di sapere che parte della somma necessaria pagare le prestazioni di Veneta Investigazioni, Tosi se la sarebbe fatta dare da Miglioranzi», scrive il gip, in forza di «un debito di riconoscenza dell'ex sindaco che gli avrebbe fatto guadagnare la posizione» di presidente di Amia.
In un'altra intercettazione del 29 settembre 2017, sempre l'avvocato, in macchina con moglie e figlio, «conferma di aver ricevuto parte della somma a lui dovuta da Tosi e che il denaro versato in contanti proverrebbe da Verona-Fiere» per via di una fascetta con il simbolo dell'ente a fermare il denaro. «Elementi» che per il gip «non appaiono sufficienti a completare un quadro indiziario. Toffanin sembra più riferirsi a sue congetture». (n.mun.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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