Tasse, Renzi: «Vittoria mia» Altolà di Conte e Zingaretti La Lega pensa alla Consulta

Domenica 8 Dicembre 2019
LA GIORNATA
ROMA Chissà se qualcuno ricorda lo slogan competition is competition con il quale Romano Prodi alla fine degli Anni Novanta lanciò la sfida all'establishment dell'allora centro-sinistra ancora diviso fra Ds e MaPopolari. Vent'anni dopo nel centro-sinistra tira sempre quel vento. E così dopo aver trovato l'accordo l'altro ieri al termine di 14 ore di trattative sul profilo di microtasse da 2 o 300 milioni (su 32 miliardi di manovra) ieri Pd e Italia Viva hanno ricominciato a polemizzare.
Matteo Renzi rivendica la vittoria nella «battaglia delle tasse» e lancia la sfida a gennaio sulla crescita. Ma il premier Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti lo stoppano: «Abbiamo vinto tutti», dice il primo, «ha vinto l'Italia, rimettiamo soldi nelle tasche degli italiani», avverte il secondo. Un botta e risposta che la dice lunga sul clima nella maggioranza alla vigilia di due settimane nelle quali, oltre al voto sulla manovra, gli alleati di governo saranno chiamati a decidere, mercoledì, sul Mes e a disinnescare lo scontro sulla prescrizione prima della sua entrata in vigore, il primo gennaio.
Da domani in commissione al Senato si voterà a tappe forzate la manovra con l'obiettivo di arrivare giovedì in Aula. La blindatura del testo alla Camera scongiurerà di riaprire le tensioni, chiuse dopo il vertice fiume di ieri. Poi tutti a casa a mangiare il panettone.
Di primo mattino il leader Iv alza il dito: «Abbiamo vinto la battaglia delle tasse. Ora tutti insieme concentriamoci sulla crescita. Finirà come sulle tasse: prima ci criticano poi ci daranno ragione». Un'esultanza che gli alleati non fanno passare.
BOTTA E RISPOSTA
«Non c'era nessun premio in palio, non so cosa abbia vinto, abbiamo vinto tutti. Iv ha sicuramente dato un contributo, come tutte le altre forze politiche ma non tutte le sue richieste sono state accolte», puntualizza Conte. Che si dice non interessato al fatto se Iv o qualche altro partito di governo pensi alle elezioni. Ieri però, dopo settimane di gelo, ai Dialoghi Mediterranei sembra esserci stato, almeno nei comportamenti, un riavvicinamento tra il premier e il capo M5s Luigi Di Maio: i due si sono salutati e più volte avvicinati per parlarsi.
Già mercoledì la maggioranza è di nuovo chiamata ad una prova di compattezza: con le comunicazioni, alla Camera e al Senato, del premier Giuseppe Conte sul Mes, i partiti al governo dovrebbero presentarsi uniti davanti alle opposizioni che annunciano battaglia.
Ieri la Lega, con banchetti nelle varie città, ha raccolto firme contro il trattato sul fondo Salva-Stati. «Vogliamo fare di tutto per bloccare questo trattato, che arriva mercoledì in Aula, perché è un rischio per il Paese», spiega Matteo Salvini che alla battaglia sul Mes subordina la decisione della Lega di fare un ricorso alla Consulta contro la compressione della legge di bilancio ad una sola lettura per Camera. «Rispettino il Parlamento», intima il presidente della Commissione Bilancio, Claudio Borghi.
Per l'ok al Mes gli occhi saranno puntati su M5S: Luigi Di Maio, dopo gli attacchi della scorsa settimana, ha abbassato i toni, complice il rinvio a marzo deciso dall'Eurogruppo, ma tra i parlamentari il via libera è tutt'altro che scontato.
L'altro nodo che la maggioranza deve sciogliere è la prescrizione. Ieri il ministro Alfonso Bonafede ha chiuso sulla prescrizione processuale, che lega la prescrizione alla durata dei gradi di giudizio, sbarrando la strada ad una delle due ipotesi che il Pd ha messo sul piatto per dare il via libera all'entrata in vigore dal primo gennaio della riforma.
Ma, spiegano fonti Pd, in realtà più che alla prescrizione processuale i dem lavorano ad ottenere una sospensione della prescrizione per 2-3 anni dopo il primo grado. Un vertice non è ancora stato fissato ma è possibile che si tenga nei primi giorni della prossima settimana, prima che Conte, chiamato dal Pd a mediare, voli a Bruxelles. «Stiamo lavorando su una base tecnica - spiega il premier - una volta trovate le soluzioni tecniche, e siamo vicini, faremo certamente un vertice politico».
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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