Tanti, troppi spacciatori per lasciare uscire di casa da solo il proprio figlio.

Domenica 17 Settembre 2017
Tanti, troppi spacciatori per lasciare uscire di casa da solo il proprio figlio. È la denuncia di un papà padovano residente nel rione Pescarotto. Un angolo della città incastonato tra la Fiera e il quartiere Stanga, là dove è sorto il Bronx di Padova. La famosa via Anelli, luogo di degrado, di prostituzione e teatro di scontri nei primi anni duemila tra bande di africani venditori di droga a colpi di machete. «Siamo circondati dagli spacciatori, vivere qui è diventato impossibile» ha raccontato Alberto Vettore, padre di un figlio di 16 anni. Il ragazzo, giusto un anno fa, alle 2 del pomeriggio di ritorno da scuola, è stato rapinato nel parchetto sotto casa. Un tunisino spacciatore gli ha puntato il coltello in faccia e lo ha derubato del telefono cellulare e del cappello. Papà e mamma sono rimasti traumatizzati. Con il passare dei mesi il ragazzino si è dimenticato di quella terribile esperienza, fino ad alcune settimane fa quando è stato di nuovo accerchiato dagli spacciatori.
Alberto Vettore, operaio di 51 anni, non si dà pace. «Mio figlio è un bravo ragazzo, aveva anche capito che non ho potuto ricompragli il telefono cellulare e il cappello a cui teneva molto perché non avevo i soldi. A casa lavoro solo io, sono un operaio e la crisi economica c'è ancora. E poi della rapina non ha più parlato e aveva dimenticato, quando l'incubo è tornato». Il ragazzino ha raccontato ai genitori di avere di nuovo paura e papà Alberto non sa come aiutarlo. «Ho il terrore che possa accadergli qualcosa di brutto, perché ogni santo giorno gli spacciatori lo fermano, lo circondano e gli chiedono se vuole della droga. È un inferno».
È un padre disperato. Cambiare casa e quartiere non è poi così semplice, soprattutto se si è proprietari dell'abitazione in cui si vive. «Ho un'unica soluzione, scortare mio figlio. Lo accompagno fuori casa fino a quando non ci siamo lasciati alle spalle gli spacciatori, e alla sera quando rientra gli vado incontro per riportarlo dalla sua mamma». L'incubo per la famiglia Vettore è iniziato di nuovo poco prima dell'estate. «Da padre non posso non proteggere mio figlio, perché quando viene accerchiato dagli spacciatori ha paura. Ma avrebbe timore anche un adulto, perché sono tanti. In questa zona della città si era un po' attenuato il fenomeno dello spaccio, ma dall'inizio dell'estate è di nuovo esploso».
Alberto Vettore, operaio, è molto arrabbiato. Vuole proteggere i suoi cari e spesso teme anche per la sua incolumità. «Nell'azienda dove lavoro copro il turno di notte e quando rientro a casa vengo subito avvicinato da diversi spacciatori. Tutti mi chiedono se voglio una dose di qualsiasi tipo di droga. Siamo circondati». Gruppetti di cittadini africani, tutti i pomeriggi, stazionano sulle scalinate della chiesa del Pio X e davanti all'asilo comunale, a un passo dall'abitazione della famiglia Vettore, per smerciare hashish, marijuana, cocaina ed eroina. I residenti hanno segnalato la situazione a più riprese alla forze di polizia, ma i venditori di droga non si sono mai allontanati.
«Vivere al Pescarotto - parola di papà - è diventato pericoloso. Tunisini e nigeriani si muovono per le nostre strade in bicicletta e spacciano indisturbati. Nulla è cambiato e io ho paura per mio figlio. Uscire con gli amici è difficile, andare a scuola è difficile. Lo spacciatore che lo ha rapinato è stato poi arrestato, ma chi mi assicura che non gli capiti ancora?».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci