Sui brevetti retromarcia Ue «Il nodo è produrre di più»

Sabato 8 Maggio 2021
IL RETROSCENA
ROMA E' durato meno di ventiquattr'ore l'isolamento di Angela Merkel per il suo no alla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini anti-Covid. A Porto, con la cancelliera collegata in remoto da Berlino, i leader europei e Ursula von der Leyen hanno frenato bruscamente. Di colpo la proposta del presidente americano Joe Biden di sospendere le licenze e i diritti di proprietà intellettuale non è più così allettante. «Perché il problema vero è la produzione dei vaccini», hanno detto all'unisono fonti della Commissione Ue e il presidente francese Emmanuel Macron, fino al giorno prima entusiasta sostenitore della sortita di Biden. Che, a sorpresa, è finito assieme a Boris Johnson nel mirino proprio di Macron: «Gli anglosassoni bloccano la maggior parte delle materie prime. Il 100% dei vaccini prodotti negli Usa resta nel mercato americano».
Alla disperata ricerca di una posizione comune su un fronte decisivo per combattere la pandemia e far ripartire l'economia, la prima a frenare è stata la von der Leyen che giovedì aveva mostrato «disponibilità a discutere» della proposta di Biden. «L'Ue cerca soluzioni pragmatiche alla necessità di aumentare subito la capacità produttiva di vaccini su vasta scala», hanno fatto sapere fonti della Commissione europea. E al momento «non emerge che i brevetti siano un problema da questo punto di vista, ma se questo dovesse accadere ci sono le misure di flessibilità già previste dal Wto», mentre «non c'è tempo per un dibattito politico, pur legittimo, sulla proprietà intellettuale».
Piuttosto, per aumentare nel breve termine e su scala globale la capacità di produrre vaccini anti-Covid, secondo la Commissione «serve più trasparenza negli scambi commerciali» dei farmaci e dei loro ingredienti o componenti. E qui arriva la stoccata agli Usa: «I Paesi che hanno le materie prime e i componenti per produrre vaccini dovrebbero rinunciare alle restrizioni alle esportazioni». In più Bruxelles ha chiesto di «rendere accessibili i risultati della ricerca e di spingere le case farmaceutiche a fare accordi volontari per il trasferimento di tecnologie, come in Europa tra Sanofi e Pfizer e in India tra AstraZeneca e Serum Institute». E' seguita la richiesta a Biden di fare la «prossima mossa per dare sostanza a quelle che finora sono solo dichiarazioni di principio. Non si può negoziare su un comunicato di tre righe».
Ed ecco la frenata di Macron, che a inizio del summit ha avuto un breve colloquio con Mario Draghi: «Noi europei ci battiamo affinché il vaccino sia un bene pubblico mondiale da un anno. Però il dibattito utile non deve essere centrato sulla proprietà intellettuale, non si deve uccidere l'innovazione. Innovatori e ricercatori vanno sempre remunerati. Sì, invece al trasferimento di tecnologia e alla mobilitazione delle capacità di produzione. Occorre donare dosi, questo è il punto. Io sono mano nella mano con la Merkel». Per poi chiudere con la stoccata agli Usa: «Basta bloccare il 100% dei vaccini prodotti in America».
«PROPOSTA INSUFFICIENTE»
Più cauto perfino lo spagnolo Pedro Sanchez: «La proposta del governo spagnolo è di accelerare il processo di trasmissione delle tecnologie per aumentare la capacità di fabbricazione di vaccini in tutti i Paesi e accelerarne la distribuzione. Bene la proposta di Biden ma è insufficiente». Merkel, invece, si è fatta sentire tramite la portavoce Ulrike Demmer: «Mancano le capacità produttive, il problema non è la liberalizzazione dei brevetti».
Intanto i leader di Spagna, Francia, Danimarca, Svezia e Belgio chiedono alla presidente della Commissione «l'introduzione di un sistema unico europeo per la distribuzione dei vaccini in tutto il mondo». I cinque Stati esortano i loro partner europei ad accelerare l'impegno per creare un meccanismo Ue che condivida dosi di vaccini contro il Covid-19 con tutti i Paesi del mondo, in particolare con i più poveri. E sollecitano l'Ue a «riaffermare il suo ruolo di leadership globale nella lotta contro la pandemia». Parole che serviranno anche a cercare di mitigare la probabile delusione del premier indiano Modi che oggi si collegherà con il summit Ue per chiedere aiuto per un Paese come l'India letteralmente travolto dalla pandemia.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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