Stop al lavoro domenicale, divide il ritorno dei vincoli

Giovedì 21 Giugno 2018
LA RIFORMA
ROMA Non c'è scritto nel contratto di governo, ma per i Cinquestelle è da tempo un cavallo di battaglia. E così ieri a Di Maio quasi non è sembrato vero quando il gruppetto di lavoratori delle cooperative che lo stava aspettando fuori dal ministero del Lavoro gli ha passato l'assist: «Ministro, cambierete le norme sul lavoro domenicale?». Risposta: «Certo». E poi: «Io ho preso il treno in corsa, ci sono tanti problemi di precarietà, di chi lavora ma anche dei datori di lavoro. Dobbiamo cercare di seguire un filo conduttore, combattere la precarietà, eliminare lo sfruttamento». Parole che hanno subito scatenato apprezzamenti, critiche e preoccupazioni varie.
D'altronde come la pensa sull'argomento Di Maio lo mise nero su bianco in un post su Fb lo scorso anno, sottolineando come la liberalizzazione degli orari nel commercio stava mettendo a dura prova non solo la sostenibilità economica delle piccole botteghe, ma soprattutto la «serenità familiare e la felicità personale». Scrisse Di Maio: «Si sono messe in competizione piccole botteghe e grandi centri commerciali, scatenando una concorrenza al ribasso che ha ottenuto come unico risultato lo sfaldamento del nucleo familiare del negoziante e dei dipendenti. L'effetto sugli incassi è stato praticamente nullo». E quindi: «Le liberalizzazioni sfrenate hanno fallito. Non è solo una questione economica. Ma di serenità familiare e di felicità personale». Era l'aprile del 2017, il tema era diventato caldo per le proteste dei lavoratori dell'outlet di Serravalle Scrivia costretti a lavorare nel giorno di Pasqua.
Di Maio allora era vicepresidente della Camera e il suo partito era all'opposizione. Il post scatenò molte polemiche, ma incassò anche il placet degli ambienti vicini al Vaticano. Ora Di Maio è vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, e ha il potere di far diventare realtà le sue idee.
LA PROPOSTA
Torneranno, quindi, i vincoli alle aperture domenicali e festive? Ieri il ministro non è entrato nei dettagli. C'è però un disegno di legge presentato proprio dai Cinquestelle nella precedente legislatura (che ha avuto l'ok della Camera, ma si è poi bloccato al Senato) che prevede una serie di paletti, ad esempio almeno 6 chiusure nell'ambito delle 12 festività nazionali, e giorni obbligatori di chiusura a settimana. Potrebbe essere un punto di partenza. Ripristinare completamente la situazione pre Salva Italia (il provvedimento del governo Monti all'interno del quale ci sono anche le norme che stabilizzano la sperimentazione sulla liberalizzazioni avviate da Bersani), suonerebbe invece in contraddizione con la promessa che lo stesso Di Maio ha fatto all'assemblea dei commercianti appena diventato ministro: «La ricetta per far decollare le imprese che creano lavoro è lasciarle in pace».
A ogni modo la Confcommercio non è contraria ad una diversa regolamentazione. «Le liberalizzazioni - ha detto Enrico Postacchini che in Confcommercio ha la delega alle politiche commerciali - non hanno portato né maggiore fatturato né un incremento occupazionale». Sarebbe utile - ha concluso - incidere soprattutto sulle aperture nelle festività nazionali.
Anche la Cisl considera «giusto rivedere le norme sulla liberalizzazione selvaggia del commercio. Non esiste un diritto allo shopping. Va salvaguardata la volontarietà del lavoro domenicale e festivo» scrive su Twitter la leader Annamaria Furlan. La quale però auspica che la regolazione della materia sia «lasciata alla contrattazione tra sindacati, imprese e enti locali». Assolutamente contrarie invece le associazioni dei consumatori. Il presidente dell'Unione consumatori, Massimiliano Dona, è perentorio: «Giù le mani dall'apertura libera dei negozi». Il lavoro domenicale e festivo, comunque, non riguarda solo il settore del commercio. Su 4,7 milioni di lavoratori coinvolti, poco più di 1,2 milioni sono collegati alle strutture ricettive e al commercio, gli altri 3,5 milioni si dividono tra sanità, sicurezza, trasporti, industria, agricoltura. In media in Italia 2 lavoratori dipendenti su 10 sono impiegati anche nei giorni festivi. Una percentuale comunque tra le più basse in Europa.
Giusy Franzese
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