Stirpe: «Sì al patto sociale purché non sia al ribasso»

Sabato 23 Ottobre 2021
IL CONFRONTO
ROMA «Noi vogliamo il patto sociale, ma non deve essere al ribasso». Lo ha detto il vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, al convegno dei Giovani Imprenditori che si è svolto ieri a Napoli. «È un problema tra il mondo delle imprese e i sindacati - ha detto - Una parte di essi ha una visione diametralmente opposta da quella che noi stiamo privilegiando, preferisce avere un dialogo diretto con il governo, fare accordi e poi farli cadere sulla testa delle imprese. Non è quello che vuole Confindustria, non è quello che vuole il presidente Bonomi: ho detto a Carlo che un patto così preferisco farlo saltare», ha insistito Stirpe. Sarebbe un «non patto».
Oggi, così come è impostato il confronto con parte del sindacato - e il riferimento di Stirpe appare in particolare alla Cgil, ma anche a difficoltà con la Uil, che non vengono però mai citate - «non solo non faremmo un buon patto, anzi faremmo un pessimo servizio al Paese», ha proseguito il vice presidente degli industriali, perché «serve coesione». In questa fase, tra parti sociali, «ci si può sedere e fare un accordo per i lavoratori e per le imprese: è questo quello che serve al Paese - ha sottolineato Stirpe - il resto è cinema, chiacchiere che non servono». Una inerzia delle parti sociali, la difficoltà «nel fare accordi per poi presentare delle proposte non condivise», lascia al governo lo spazio per decidere da solo, senza confronto, cancellando il ruolo di sindacati e imprese, ha avvertito l'imprenditore.
Al suo fianco, in un confronto al convegno dei Giovani di Confindustria, c'era il leader della Cisl, Luigi Sbarra. «Non credo che il riferimento sia a noi», ha precisato il sindacalista sottolineando l'importanza che la Cisl dà al «cammino delle riforme: dobbiamo farlo insieme per dare una vera prospettiva di sviluppo a questo Paese. Se qualche associazione non condivide cerchiamo di far prevalere le ragioni della responsabilità per condividere un percorso».
«Sentirsi pienamente e onorevolmente rappresentati» dal premier «è vitale, ma non basta», serve «una nuova leva», hannpo poi sottolineato i Giovani imprenditori di Confindustria. Il premier Mario Draghi «ha evitato il cortocircuito politico-istituzionale. Ma non è compito suo riformare la politica. Devono farlo i partiti», ha avvertito il presidente Riccardo Di Stefano: «Draghi non ha eredi, ma il metodo Draghi sì», in «persone che riscoprono il valore delle istituzioni», «un ceto dirigente competente, visione per il Paese». «È ora di tornare a fare politica. Quella degli ideali, da coltivare in Parlamento come nei tinelli, nei bar, nelle piazze».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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