«Staremo a vedere l'evoluzione della vicenda», aveva detto lunedì

Giovedì 16 Luglio 2020
«Staremo a vedere l'evoluzione della vicenda», aveva detto lunedì Luca Zaia, glissando sul caso Autostrade. Ma ieri anche il presidente della Regione ha visto com'è andata. «Ne prendiamo atto: ora avremo un nuovo interlocutore, cioè il Governo, che dovrà garantire ai cittadini la qualità delle manutenzioni», afferma il leghista.
Come giudica l'ingresso di Cdp in Atlantia?
«È difficile fare valutazioni, perché verrebbero comunque strumentalizzate. Per i Cinquestelle è diventata una questione di vita o di morte, ma chi può permettersi queste riflessioni davanti a 43 vittime? Secondo me, nessuno. Certo che, dopo il cambio della guardia, il Governo si porta in pancia una grande responsabilità: con l'uscita dei Benetton, non avrà più alibi sul fronte delle manutenzioni e delle liberalizzazioni».
Anche dell'A27, suo vecchio cavallo di battaglia, come chiede l'ordine del giorno proposto dal M5s e approvato dalla Lega in Consiglio regionale?
«Il tema cade a fagiolo. Immagino che le forze di Governo, come primo provvedimento a favore del Veneto, liberalizzeranno la Venezia-Belluno. Finora avevamo davanti un interlocutore privato, con dei contratti in mano. Eppure non posso dimenticare quante lezioni ci hanno fatto gli oppositori, secondo cui avremmo difeso i Benetton».
Per esempio quando andò ai funerali di Gilberto?
«Se riportassimo indietro le lancette, direi che 43 morti non si cancellano con un colpo di spugna e che le responsabilità vanno cercate. Dopodiché trasformare questo in una gogna, per una famiglia intera, non credo sia la modalità migliore di agire. Preciso che non ho frequentazioni con i Benetton, però le cose vano dette con serietà».
Autonomia: sabato saranno mille giorni dal referendum: si sente in debito con i veneti?
«Attenzione: se dipendesse da me, avrei firmato l'intesa ancora il 22 ottobre 2017, la sera stessa dello spoglio. La verità è che al tavolo siedono diversi interlocutori e che si tratta di una riforma epocale, su cui io resto ancora assolutamente fiducioso. Se i maligni guardano sempre il dito, io guardo la luna: abbiamo dato vita a un nuovo corso, quello delle riforme istituzionali, tant'è vero che da mille giorni se ne parla».
Se ne parla, ma non la si vede. Neverendum, ironizzano i promotori della protesta del 18 luglio: cosa ne pensa?
«Siamo in democrazia, per cui ognuno è libero di esprimere la propria opinione. C'è stato uno stallo dovuto al Coronavirus. Per scelta non l'ho più citato in questi mesi, mi sembrava stucchevole e irrispettoso di fronte ai morti, ma il dossier non è stato buttato. Il ministro Francesco Boccia con noi si è impegnato pubblicamente. Lo fa, non lo fa? Non lo so, ma noi non molliamo, anche perché ci ho messo la faccia».
Vuol dire che, se invece avesse ottenuto l'autonomia, ora non si ricandiderebbe?
«I dossier aperti sono tanti: l'autonomia, appunto, ma anche le Olimpiadi, la Pedemontana, la Via del Mare, i Pfas, gli strumenti attuativi del Piano dei trasporti, solo per citarne alcuni. Adesso sembra normale sentire Zaia che annuncia: abbiamo portato a casa Milano-Cortina 2026. Ma sono cose grandi, ci ho messo anni per arrivare a sapere dove andrà ogni singolo guard-rail della Spv, figuriamoci se uno dovesse partire da zero. Però delle candidature, compresa la mia, parleremo quando sarà ora».
Non crede che sia arrivata? Election day 20 e 21 settembre.
«Scaramanzia. Se il Governo avesse accolto la proposta delle Regioni, si sarebbe già votato, in un periodo sicuro dal punto di vista sanitario. Ad ogni modo finalmente la data c'è, per cui firmerò il decreto di indizione entro il termine di cinquanta giorni prima delle urne. Potrei fare il blitz subito, invece aspetterò la scadenza (il 31 luglio, ndr.), in modo da lasciare tutto il tempo agli oppositori di farsi conoscere senza limitazioni. Spero solo che parlino dei programmi e offendano di meno».
Cioè?
«Mi hanno accusato di fare campagna elettorale con le dirette quotidiane sul Covid. Evidentemente non hanno capito che c'è stata una strage e pensano che i veneti siano degli idioti».
A proposito del virus, contagi zero è stata una chimera?
«Al di là dei complottisti che evocano il Grande Fratello o la massoneria, siamo ancora in una stanza buia. In questo istante la situazione è assolutamente sotto controllo, ma siamo preoccupati per i ceppi che arrivano dall'estero, perché secondo le analisi scientifiche sono molto più virulenti».
Al riguardo Leu, con Piero Ruzzante, ha chiesto invano di ripristinare il distanziamento nei mezzi pubblici. Perché no?
«Il pieno carico è stato ripristinato anche nelle altre regioni e all'estero. È una questione di sostenibilità del servizio, ma pure di coerenza: il Governo e le parti sociali hanno firmato un accordo per cui, in certe produzioni, i lavoratori possono stare sotto il metro, purché ovviamente indossino la mascherina».
Il test rapido diventerà lo standard in Veneto?
«Il dottor Roberto Rigoli ne sta parlando con i colleghi dello Spallanzani. Di sicuro la diga si è rotta: dopo i coreani, altre tre aziende si sono presentate per proporcelo».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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