Stadi, il Cts rimanda ulteriori aperture: «Prima va valutato l'impatto delle scuole»

Domenica 27 Settembre 2020
LA DECISIONE
ROMA Stadi ancora a porte chiuse o, meglio, socchiuse con la possibilità cioè di fare entrare al massimo mille spettatori (che scendono a 200 per gli eventi al chiuso). Il Cts ha detto di no alla richiesta fatta pervenire da Regioni e Province Autonome, di portare al 25% delle capienze degli impianti la presenza del pubblico sugli spalti. «Non esistano al momento le condizioni per ulteriori aperture», così in sostanza si sono pronunciati gli scienziati del Comitato tecnico scientifico allestito dal governo per fronteggiare la pandemia da coronavirus. La decisione, ha comunicato il Cts, è arrivata dopo aver analizzato il documento ricevuto dal Ministro della Salute Speranza sulla partecipazione del pubblico alle manifestazioni sportive, considerate la «massima espressione di criticità per la trasmissione del virus». Bisognerà, secondo il Cts, attendere e valutare le conseguenze della riapertura delle scuole «il cui impatto sulla curva epidemica dovrà essere oggetto di analisi nel breve periodo». Capienza al minimo ancora per un po', almeno fino alla metà di ottobre, con raccomandazione di «assicurare - per ogni evento autorizzato dalle norme attualmente in vigore - la prenotazione e la pre-assegnazione del posto a sedere con seduta fissa, il rigoroso rispetto delle misure di distanziamento fisico di almeno 1 metro, l'igienizzazione delle mani e l'uso delle mascherine». In caso contrario il numero massimo dei partecipanti dovrà essere ridotto «dagli enti organizzatori - scrive il Cts - sotto la valutazione e la responsabilità delle autorità sanitarie competenti». La Federcalcio, che più di ogni altro sport preme per riveder popolati gli impianti, incassa il no condividendolo.
LA FIGC: «PRUDENZA GIUSTA»
«Lo stadio senza pubblico è triste e monco. Un corpo senz'anima - ha detto il presidente Gravina a margine dell'incontro Le imprese motore dell'Italia organizzato a Bologna -. Ma sappiamo che la riapertura dovrà avvenire con la massima gradualità e proporzione delle strutture. Ho condiviso con il premier Conte e il ministro Speranza di dare priorità a una macroarea della nostra vita che è la scuola. L'auspicio è che ci sia una riapertura graduale degli stadi, ma coerente con le norme di sicurezza». Del resto la Figc aveva ottenuto venerdì scorso un sì molto importante dal Cts per poter cambiare il protocollo anti-Covid: l'obbligo di tamponi spostato da ogni 4 giorni a 48 ore dall'evento. Uno sconto che snellisce le procedure e allevia l'onere economico per i club, che per poter disputare in sicurezza le partite post-lockdown giocate la scorsa estate, hanno speso 8 milioni.
NAPOLI-GENOA SPOSTATA
Covid che, ovviamente, continua a disturbare anche lo svolgimento del campionato. Dopo la positività di Ibrahimovic del Milan, asintomatico ma costretto a saltare le partite di Europa League e di campionato, ieri c'è stata quella di Perin del Genoa. Il portiere aveva la febbre, «sintomi minimi», ha rassicurato, ma è stato chiaramente costretto a mettersi in isolamento e il suo club a fare tamponi a tutto il resto della squadra. Il Genoa, però, è atteso oggi alla trasferta di Napoli inizialmente prevista per le 15: ma, non potendo avere l'esito dei tamponi in tempo, il calcio d'inizio è stato spostato alle 18. Slittamento deciso dalla Lega (il Napoli ha accettato senza obiezioni) perché il risultato dei test deve arrivare 4 ore prima della partita. C'era (e c'è tutt'ora in caso di altre positività) il rischio di rinvio del match. Sarebbe la prima volta della serie A dell'era Covid e complicherebbe non poco lo svolgimento di una stagione già compressa al massimo.
Romolo Buffoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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