Il ministro Speranza scarica Guerra «Dossier ritirato? Scelta dell'Oms, noi all'oscuro»

Lunedì 19 Aprile 2021 di Angela Pederiva
Ranieri Guerra e il ministro
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Questa sera Report mostrerà l'email che il 14 maggio 2020 Ranieri Guerra mandò a Roberto Speranza, per annunciargli la pubblicazione del contestato rapporto sulla pandemia, firmato dai ricercatori coordinati da Francesco Zambon. In realtà il dossier era appena stato insabbiato, come annunciò in quelle ore lo stesso direttore vicario dell'Oms a Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, nella chat adesso agli atti dell'inchiesta di Bergamo: «Sono stato brutale con gli scemi del documento di Venezia. Ho mandato scuse profuse al ministro». Il fatto nuovo (e clamoroso) è che il titolare della Salute, ospite ieri di Mezz'ora in più su Rai 3, ha completamente scaricato sull'Organizzazione mondiale della sanità la decisione di censurare la pubblicazione: «C'erano opinioni diverse dentro l'Oms. Ma non sono scelte che riguardano il Governo italiano, né le istituzioni italiane. Ed è bene chiarirlo una volta per tutte».
L'IRRITAZIONE
Ai procuratori Antonio Chiappani e Maria Cristina Rota, che indagano sulla strage del Covid in Val Seriana, Guerra aveva dichiarato: «Sono a conoscenza del fatto che il ministro della Salute Speranza abbia manifestato disappunto circa la pubblicazione del report senza una preventiva comunicazione alle autorità italiane». Dopo giorni di rivelazioni come questa, per le quali peraltro il veronese è indagato per l'ipotesi di false informazioni ai pm, la misura dell'irritazione dev'essere colma nel Governo. Speranza non si è trattenuto: «Quell'email ci informava che era stato pubblicato quel report e ci riportava un dibattito io penso legittimo dentro l'Oms, dove c'erano posizioni diverse tra chi riteneva opportuno pubblicarlo e chi non riteneva opportuno pubblicarlo. Dopodiché io voglio essere chiaro su un punto: quelle scelte sono tutte dell'Oms. L'Oms dice se pubblicare o no un report, se ritirarlo o no. Sono scelte di cui noi prendiamo atto nel massimo rispetto».
LA FIDUCIA
Saranno i magistrati ad accertare fatti e responsabilità. «Ho pienissima fiducia nel loro lavoro ha sottolineato Speranza e sono sicuro che sapranno ricostruire tutto. Apparirà in maniera del tutto evidente la trasparenza e la piena lealtà delle istituzioni del nostro Paese, a partire chiaramente dal ministero della Salute ma anche dall'Istituto superiore di sanità». Quindi, rivolto alla conduttrice Lucia Annunziata, l'ulteriore puntualizzazione: «Me lo faccia ribadire: queste scelte sono in capo all'Oms». Proprio i vertici dell'agenzia internazionale, però, avevano scritto di voler modificare il testo ritenendolo «una bomba mediatica» nei confronti del Governo italiano. Il ministro si è mostrato di tutt'altro avviso: «Quel rapporto è rispettabilissimo, una fotografia con tantissimi numeri, regione per regione. L'ho letto con attenzione e l'ho rivisto quando ci sono state le polemiche: riconosce anche alcuni meriti al nostro Paese nella capacità di reazione e legittimamente contiene alcuni giudizi. Non c'è nulla di particolarmente rilevante per noi. Avevamo a che fare con ospedali pieni, problemi grandi, chi poteva metterlo in dubbio?».
LO STUPORE
Messa così, pare di capire che i capi dell'Organizzazione abbiano voluto essere più realisti del re, millantando però un fastidio istituzionale che Speranza ha derubricato a semplice stupore: «I nostri tecnici e scienziati hanno trovato singolare che apprendessimo di questo documento a documento pubblicato. E che fosse finanziato peraltro da un altro Paese (il Kuwait, ndr.), altra cosa singolare. Ma noi non abbiamo funzioni in questa partita, sono dinamiche interne all'Oms. C'è un'inchiesta che speriamo faccia chiarezza, però attenzione a dare una lettura distorta di un fatto che è molto più lineare e semplice di quello che sembra».
DOPO L'INFLUENZA
Il passaggio del dossier ritenuto dall'Oms particolarmente imbarazzante per il Governo era quello relativo al piano pandemico, una programmazione che secondo i ricercatori era rimasta per 14 anni «più teorica che pratica, con pochi investimenti o traduzioni delle intenzioni in misure concrete». Ma anche su questo, Speranza ha voluto smentire implicazioni: «Il piano pandemico antinfluenzale in Italia risaliva al 2006. Io sono diventato ministro nel 2019 e sono quello che lo ha aggiornato. Era un piano pandemico antinfluenzale, non era un piano anti-Covid specifico. Noi abbiamo lavorato per costruire dei piani Covid veri e propri, adeguati a una fattispecie nuova che era emersa, perché il Covid non è una semplice influenza». Giorgia Meloni, leader di Fdi, è tornata ieri a chiedere la sfiducia dell'esponente di Leu per le «inutili limitazioni delle libertà personali». Speranza però non molla: «Rappresento chi pensa che il diritto alla salute conti più di tutto».
 

Ultimo aggiornamento: 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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