«Sono zingaro» è una minaccia: condannato un rom

Mercoledì 14 Febbraio 2018
LA SENTENZA
BELLUNO «Sono uno zingaro, stai attento». Così il rom, terrore dei negozianti di Feltre, avrebbe spaventato il tabaccaio. Una frase ritenuta una minaccia vera e propria dal giudice di pace di Belluno, Gianni Bottoli, che ieri ha condannato il rom a 350 euro di multa. L'avvocato del nomade nella sua arringa ha chiesto l'assoluzione piena. «Sarebbe il culmine di un mondo di politically correct - ha detto l'avvocato della difesa Corrado Zasso - che arriva alle regole più assurde, come quella che ci impone di non chiamare pellerossa gli indiani d'America e che porterebbe a equiparare la parola zingaro a quelle, come ad esempio mafia. Dire zingaro sarebbe insomma come dire mafia, visto che in una recente sentenza sono della mafia è stata ritenuta una minaccia. Ma zingaro indica un'etnia».
IL FATTO
Parte offesa nel processo (non si era costituito parte civile) il tabaccaio Maurizio Zatta che ieri ha raccontato al giudice, rispondendo alle domande del pm Giuseppe Gulli, quanto accaduto quella sera. È l'orario di chiusura, le 19 circa, e Martin Colombo, il rom che era ieri imputato di minacce, arriva in negozio per comprare delle sigarette. «Ormai è chiuso», risponde il commerciante. Ma il rom, ubriaco, non si dà per vinto. Comincia a prendere a pugni il distributore di sigarette, che è all'esterno, e quando un cittadino cinese si avvicina per calmarlo tira un pugno anche a lui. Poi pronuncia la frase incriminata contro il tabaccaio: «Tu, capitalista con la bella macchina, io sono uno zingaro, stai attento». Il tabaccaio, intimorito, denuncia quanto accaduto ai carabinieri, che intervengono, identificano i presenti, acquisiscono le immagini della videosorveglianza del negozio e ricostruiscono l'episodio.
IL PROCESSO
Ieri mattina, nell'aula del giudice di pace a Belluno, sono stati ascoltati i testi dell'accusa: oltre al tabaccaio, è stato sentito il carabiniere che ha fatto le indagini. Non utili gli altri testi: chi non ricordava, chi era all'estero. Anche il cinese, che inizialmente aveva sporto querela contro il rom, la ha ritirata. Martin Colombo non era presente. L'avvocato Corrado Zasso ha sostenuto: «Il fatto non sussiste o implicherebbe che dire zingaro, ovvero il semplice richiamo a un'etnia, è sufficiente a integrare una minaccia». Ma il giudice ha condannato.
Olivia Bonetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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