Soldi al Carroccio, la rete del lobbista nel mirino dei pm

Domenica 14 Luglio 2019
L'INCHIESTA
MILANO Viaggi a Mosca, selfie all'assemblea di Confindustria Russia, dove il 18 ottobre 2018 - lo stesso giorno dell'incontro al Metropol - ha una poltrona in prima fila e una fitta rete di contatti che fanno di Gianluca Savoini il plenipotenziario della Lega in Russia. Ora tutti lo scaricano, o ne ridimensionano il ruolo, ma il vicepresidente dell'Associazione culturale Lombardia Russia ha ottime entrature alla corte di Valdimir Putin. E i pm della procura di Milano, che lo hanno indagato per corruzione internazionale, stanno ricostruendo la mappa delle sue relazioni.
APPOGGI IMPORTANTI
I tabulati telefonici su cui lavorano gli investigatori stanno disvelando legami e spostamenti, in particolare nel giorni caldi della conclusione del presunto accordo per la compravendita di una grossa partita di gasolio. Operazione dalla quale Savoini avrebbe stornato il 4% del totale, ovvero 65 milioni di dollari di ipotizzati fondi neri destinati alla campagna elettorale del Carroccio. Il 6%, stando all'audio in possesso dei magistrati, sarebbe andato alla controparte russa, presente al tavolo delle trattative nella hall del Metropol con tre personaggi: Ilia, Yuri e Andrey. Il primo sarebbe Ilia Yakunin, manager moscovita legato all'avvocato Vladimir Pligin, personalità assai nota nell'ambiente politico di Mosca. «Stiamo aspettando che il signor Pligin torni per discuterne», dice uno dei russi durante il summit. Pligin è stato deputato della Duma dal 2003 al 2016 e attualmente ricopre la carica di consigliere del presidente della Duma Viaceslav Volodin e di vice presidente della Commissione per gli affari internazionali nel Consiglio generale del partito di Vladimir Putin, Russia unita. I media russi dicono che sia stato compagno di studi dell'attuale vicepremier russo Dmitry Kozak, incontrato dal vicepremier Matteo Salvini proprio nello studio di Pligin la sera del 17 ottobre. Savoini risulta inoltre in stretto contatto con altri personaggi discussi. Uno è Aleksandr Dugin, ideologo dell'anti-Europa, legato a doppio filo con Putin e ideatore della Quarta teoria politica: è figlio di un agente dei servizi russi del Kgb durante la dittatura sovietica e nel 1979 è entrato nell'aeronautica, nello stesso periodo in cui l'attuale premier era nei servizi segreti russi. E proprio un certo Aleksandr viene evocato da Savoini nel file audio. Il leghista spiega all'avvocato Gianluca Meranda, seduto con «Francesco» durante il vertice per la presunta spartizione del denaro: «Abbiamo creato questo triumvirato, io, te e lui, che deve lavorare in questo modo. Un compartimento stagno. Anche ieri Aleksandr ha detto che la cosa importante è che siamo solo noi. Tu, io, rappresentiamo il collegamento con entrambi, l'italiano e il loro lato politico. Siete i miei partner. Tu, Francesco e io. Nessun altro». Contatto importante di Savoini è anche Aleksei Komov, presidente onorario dell'Associazione Lombardia Russia e a capo del Congresso mondiale delle famiglie: risulta vicino a Kostantin Malofeev, giovane oligarca russo fedelissimo di Putin, finito nella black list del Consiglio d'Europa perché sospettato di aver finanziato la guerra in Crimea e nel Donbass. Grazie a questa rete, è il sospetto dei magistrati, Savoini avrebbe organizzato un trasferimento di fondi dalla Russia alla Lega. Una rogatoria internazionale farà luce sui presunti spostamenti di denaro: seguendo la tangente che sarebbe stata consegnata a Mosca, gli inquirenti intendono scoprire se e in che quantità siano arrivati finanziamenti occulti al Carroccio.
INTERROGATORI
Domani scatteranno nuovi interrogatori e i magistrati convocheranno Gianluca Meranda, colui che nelle trascrizioni viene definito «italiano 2», non si sa se come indagato o come persona informata sui fatti. Lui racconta «di aver partecipato alla riunione del 18 ottobre 2018 a Mosca in qualità di general counsel di una banca d'affari anglo-tedesca interessata all'acquisto di prodotti petroliferi di origine russa», che la trattativa «ci fu, ma alla fine non si perfezionò». Intanto Buzzfeed pubblica una mail inviata dallo stesso Savoini al giornale il 17 luglio 2018: «Lunedì scorso (il 16 luglio) Savoini faceva parte della delegazione di Salvini in veste di membro dello staff del ministro» in occasione della visita a Mosca. Ma il Viminale smentisce categoricamente: «Savoini non era nella delegazione ufficiale del ministro dell'Interno partita dall'Italia. Idem il 17 e 18 ottobre 2018», date del successivo viaggio di Stato.
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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