VENEZIA - Agrumi e pesca, caffè e cioccolato, fontina e parmigiano.
I RISULTATI
Dopo la guarigione, un paziente su dieci continua a soffrire di dianosmia e ageusia, non percependo più gli odori e i sapori. Partendo dall'ipotesi che i disturbi si annidino nel sistema nervoso centrale, causati da un'infiammazione dell'encefalo e dei nervi cranici determinata dal virus, a Fano è stato elaborato un protocollo basato su uno sniff-test. La ricerca coordinata da Arianna Di Stadio, docente di Neuroscienze all'Università di Perugia, prevede infatti di accostare il naso a cibi conosciuti, in diversi momenti della giornata. «Abbiamo scelto odori tipici della nostra terra, perché la memoria ha un impatto importante in fase di riabilitazione», spiega l'esperta. L'esperienza olfattiva è associata alla somministrazione di un alimento a base di Pealut, una molecola in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso centrale. I risultati? Promettenti secondo Di Stadio: «I pazienti con anosmia di grado lieve-moderato hanno recuperato l'olfatto fino quasi alla normalità, in soli 30 giorni. Quelli con anosmia grave e con il disturbo persistente da circa 11 mesi, in 30 giorni hanno iniziato a migliorare la propria capacità olfattiva, necessitando di un trattamento di 3-6 mesi per un recupero integrale della funzione».