«Smart working possibile solo con i cittadini soddisfatti»

Sabato 25 Settembre 2021
«Il Green pass è stata la più grande operazione di politica economica del governo Draghi». Chi parla è Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, che dell'estensione del certificato verde a tutto il mondo del lavoro, sia pubblico che privato, ha fatto quasi una bandiera.
Ministro, in che senso il Green pass è un'operazione di politica economica?
«Vede, il governo guidato da Mario Draghi aveva un duplice obiettivo: l'uscita dalla pandemia e l'uscita dalla crisi economica. La campagna vaccinale, grazie all'opera straordinaria, gentile ed efficiente del generale Figliuolo, è stata un grande successo, senza precedenti nella storia del Paese. Sul versante economico la credibilità data dalla presenza e dall'azione di Mario Draghi hanno dato una spinta fortissima ancor prima di spendere un solo euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ora i due piani si stanno sovrapponendo».
Sovrapponendo?
«Più metti in sicurezza con il Green pass, più puoi riaprire il Paese. Più riapri il Paese, più la crescita accelera e si consolida. La nostra esigenza principale adesso, è riaprire il terziario urbano, perché la manifattura in realtà non ha mai chiuso, ha continuato a produrre e a esportare. Riaprire le città significa far ripartire i consumi interni che faranno da nuovo traino per la crescita».
Lei aveva parlato di un Pil al 7% entro fine anno?
«
Le riaperture e la ripartenza dei consumi consolideranno la crescita per ora prevista al 6%. Ma mi aspetto un boom per Natale. Cresceremo di più».
Quanto di più?
«Forse, appunto, verso il 7%».
Per riaprire sarà necessario rivedere le norme sui distanziamenti?
«A fine settembre, su stimolo del ministro Franceschini, il Cts farà le sue valutazioni su questo tema. Ma il Green pass ha già avuto un altro effetto. Grazie all'annuncio che dal 15 ottobre sarà necessario per accedere ai posti di lavoro, le vaccinazioni hanno preso a correre. L'obiettivo del 90% di copertura degli over 12 con almeno una dose è alla nostra portata. Con la vaccinazione di massa il rientro al lavoro sarà sicuro».
I primi saranno i dipendenti pubblici. Cosa accadrà il 15 ottobre?
«Dal 15 ottobre torneranno tutti in presenza».
Tutti?
«Tutti. Si partirà organizzativamente dagli addetti agli sportelli e dagli uffici. Entro una, massimo due settimane, a rotazione anche gli altri. Ma dal 15 ottobre la regola per tutti sarà la presenza».
Non temete assembramenti ai tornelli?
«No! L'unico punto sensibile è la sostenibilità dei trasporti. Stiamo facendo un'analisi di impatto. Ci saranno delle fasce orarie più elastiche per ingressi e uscite».
E il distanziamento negli uffici?
«Il Cts determinerà le nuove regole. Nell'attesa, dove non è possibile mantenere il distanziamento, sarà possibile una organizzazione a rotazione, per fasce orarie».
In che forma il lavoro agile resterà nel Pubblico impiego dopo la pandemia?
«Il lavoro agile avrà quattro condizioni, che a breve dettaglieremo in un decreto ministeriale e in apposite linee guida: la regolazione nel contratto, alla quale sta lavorando l'Aran con i sindacati, un'organizzazione del lavoro per obiettivi e monitoraggio dei risultati, una piattaforma tecnologica dedicata e sicura e la verifica della customer satisfaction. Lo smart working sperimentato sinora nella Pa è stato utile nell'emergenza, ma non è stato un vero lavoro agile».
Come e quando si realizzeranno queste condizioni?
«Le amministrazioni devono prevederle nel Piano integrato di attività e amministrazione (Piao) che dovrà essere presentato entro il 31 gennaio 2022, come stabilito dal decreto 80 convertito in legge prima della pausa estiva. Il Piano dovrà contenere anche il Pola per l'organizzazione del lavoro agile in grado di verificare presenze, assegnare obiettivi e valutare i risultati dei dipendenti. Le amministrazioni dovranno predisporre una piattaforma informatica che garantisca la sicurezza dei dati di chi lavora da remoto, dovranno fornire i device ai loro dipendenti e dovranno tener conto della soddisfazione degli utenti, oltre a garantire lo smaltimento degli arretrati».
La soddisfazione degli utenti?
«Certo, lo smart working si può fare solo se migliora i servizi e l'efficienza dell'amministrazione».
Chi garantisce questi obiettivi quanto smart working potrà fare?
«Tutto quello che vuole».
Non ci saranno tetti?
«No. L'unico tetto sarà quello del 15% ma solo per le amministrazioni che non adottano il Piano».
E se le condizioni non sono garantite?
«Allora tutti in presenza. Finché non ci sarà questo impianto si starà in ufficio, secondo le condizioni standard del lavoro in presenza».
Alcune esperienze, come quella di Bankitalia, vengono considerate positive?
«Verificheremo le performance. Saremo contentissimi di estendere tutte le esperienze positive verificate anche ad altre amministrazioni».
I lavoratori fragili resteranno a casa?
«I fragili sono una categoria che deve essere protetta. Verificheremo ufficio per ufficio tutte le certificazioni finora in essere. Di sicuro le persone con patologie incompatibili con la presenza saranno tutelate».
C'è preoccupazione non solo in Italia per l'ondata di rialzo dei prezzi. Se fosse un fenomeno duraturo, quali conseguenze potrebbe avere sulla contrattazione sia pubblica che privata?
«Lascerei perdere la bolla inflazionistica, tutta ancora da verificare. In Italia, invece, c'è una questione salariale legata alla bassa produttività. Il toro non deve essere preso dalla coda ma dalle corna. Tanto nel pubblico quanto nel privato c'è bassa efficienza del capitale umano. Serve una grande stagione di investimenti nella formazione, come previsto anche dal Pnrr, il tutto all'interno di un grande patto per la formazione e la coesione sociale».
Nel pubblico ci sono fondi sufficienti a questo scopo?
«Abbiamo a disposizione quasi un miliardo. In autunno si parte: più formazione, più salari, più produttività, migliori carriere. In fondo è quello che chiedono tutti».
Andrea Bassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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