Sì-vax, ideologie e bufale contro la profilassi smontate con i numeri

Lunedì 6 Dicembre 2021
IL LIBRO
In tempi di «no vax, ni vax, free vax, boh vax...», il titolo sembra suonare già come un manifesto: Sì vax. Ma il pamphlet appena dato alle stampe di Einaudi da due economisti come Tito Boeri e Antonio Spilimbergo, l'uno all'Università Bocconi e l'altro (originario di Padova) al Fondo monetario internazionale, non intende certo ingrossare il coro degli opinionisti che già affollano i salotti urlanti della virologia televisiva. Il loro è piuttosto un dialogo platonico all'insegna del rispetto reciproco, «qualcosa che manca spesso nel confronto pubblico», sui timori del vaccino e sui rischi del contagio, contribuendo con «un sano pragmatismo» e «una certa dimestichezza nel leggere i dati» al tentativo di «trovare una soluzione di equilibrio a tanti problemi posti dalla campagna di vaccinazione».
PIERA E RICCARDO
L'espediente narrativo è quello di una conversazione in treno tra due personaggi immaginari, ma assai verosimili, quali il cinquantenne Riccardo e la ventenne Piera. Sarebbe fin troppo facile schematizzare il loro incontro come uno scontro fra un esitante dubbioso e una pro vaccino, perché in realtà lui «lascia la porta del suo cervello aperta a metà» e lei è «una ragazza coi piedi per terra», insomma i due sono la dimostrazione che scettici e pragmatici possono parlare di Coronavirus anche senza litigare. Inutile cercare, dietro i loro profili, le sembianze di Boeri e Spilimbergo: «Siamo entrambi convinti scrivono gli autori nella prefazione che la vaccinazione del mondo sia la strada maestra per superare la crisi e riconquistare le libertà perdute col Covid-19». Da esperti di economia, i due autori definiscono «esternalità» gli effetti collaterali delle libertà individuali, perché le scelte compiute da ciascuno molto spesso condizionano il destino degli altri. Dice al riguardo Riccardo: «Qui con la scusa di pensare alla mia salute si calpestano diritti inviolabili come la libertà di scelta della cura che è sancita dalla nostra Costituzione». Ribatte sul punto Piera: «Quella che tu chiami libertà di non vaccinarsi crea enormi costi alla società per curare chi si ammala e perché impedisce anche a chi non si ammala il ritorno a una vita sociale normale».
TEMI E BUFALE
Il saggio affronta i temi più controversi, e smonta le bufale più diffuse, con la forza dei riscontri oggettivi tratti rigorosamente da fonti scientifiche. Per esempio, si dibatte del Green pass, come forma surrettizia di imposizione dell'inoculazione. Domanda: «Non vale allora la pena di introdurre l'obbligo vaccinale per tutti?». Risposta: «Puoi forse mandare i carabinieri e gli infermieri a casa e vaccinarli immobilizzandoli?». Oppure si discute delle statistiche su immunizzati, e non, nei ricoveri e nei decessi. La tesi del libro è che non basti snocciolare i numeri, perché «bisogna anche saperli leggere», come insegna l'ormai famoso paradosso israeliano per cui le percentuali vanno rapportate alle cifre assolute, se si vuole davvero arrivare a capire che il pericolo di contagiarsi, ammalarsi e morire è «sette volte più alto per chi non è vaccinato». Il problema è che molte persone «ritengono che un rischio o c'è o non c'è, faticano a pensare che una cosa è più probabile di un'altra», preda come spesso sono della paura, la quale «non si può controllare con argomenti logici». Quella che può essere verificata, però, è l'attendibilità delle notizie. Per questo di fronte all'obiezione dello scettico Riccardo su un vaccino «fatto troppo in fretta», la pragmatica Piera cita i governi che «hanno dato molti soldi alle case farmaceutiche», gli enti regolatori che «hanno semplificato alcune procedure burocratiche senza però compromettere la serietà delle analisi» e l'accelerazione dei test su un grande campione perché «sfortunatamente il virus circolava tanto». Poca ideologia e zero complotti.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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