Si teme il crollo del ghiacciaio valle evacuata a Courmayeur

Venerdì 7 Agosto 2020
Si teme il crollo del ghiacciaio valle evacuata a Courmayeur
L'ALLERTA
TORINO Un luglio anomalo, il terzo più caldo di sempre con il 2016 e il 2019, mette a rischio i ghiacciai ovunque. A Courmayeur, in Valle D'Aosta, il Planpincieux corre verso il crollo. In bilico c'è una massa di ghiaccio del volume del Duomo di Milano. Ed è scattato il piano d'emergenza. Il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi,ha disposto che 75 persone tra residenti e turisti lasciassero le loro case della bassa Val Ferret, che è stata poi interdetta al transito. Il fronte del ghiacciaio nei giorni scorsi ha ripreso a muoversi di quasi un metro al giorno, ma a preoccupare sono gli ultimi parametri rilevati. Per i tecnici della Fondazione Montagna Sicura e dell'assessorato regionale alle Opere pubbliche, si è delineato un nuovo settore, una seraccata separata dal ghiacciaio, che rischia di crollare. Ha un volume di 510mila metri cubi. Lo scorso anno, a fine settembre, l'allerta era scattata per una porzione stimata in 250mila metri cubi.
LE ZONE
La nuova zonizzazione delle aree a rischio ne prevede una rossa che potrebbe essere travolta dalla massa densa della valanga prodotta dal crollo del ghiacciaio, e un'altra gialla che sarebbe raggiunta dalla nube di aerosol del crollo. Entrambe sono state sgomberate per precauzione: la situazione di rischio è ridotta nel tempo ma stimata in almeno tre giorni. Tempo entro il quale potrebbe esserci il crollo, a meno che un nuovo calo delle temperature renda più forte il ghiacciaio. I residenti della zona gialla - che comprende Montitaz Damon, Montitaz Desot, e la parte bassa di Planpincieux escluso il nucleo storico del villaggio - erano 15, più circa 60 turisti. Secondo il glaciologo di Fondazione Montagna Sicura, Fabrizio Troilo, «c'è un rischio di crollo istantaneo». La situazione, rispetto all'anno scorso, è diversa perché «ora c'è un corpo enorme di ghiaccio appoggiato alla roccia, slegato dalla dinamica a monte».
Le dimensioni fanno impressione. «È stata evidenziata una porzione, rispetto al suo contorno, di circa mezzo milione di metri cubi ha detto Valerio Segor, dirigente dell'assessorato della Valle d'Aosta alle Opere pubbliche . È il volume del Duomo di Milano. Un campo da calcio con sopra 80 metri di ghiaccio. Nella sua caduta è in grado di fare notevoli danni e di fare anche molta strada».
LA SITUAZIONE
Una situazione drammatica quanto estrema, che purtroppo è condivisa da tutti i ghiacciai alpini. «Fondono più rapidamente e in modo più intenso ormai sia per le temperature sempre più alte provocate dai gas serra sia per il darkening, cioè lo scurimento dovuto all'inquinamento industriale, alla fuliggine degli incendi, ai detriti e alle polveri, per cui riflettono meno le radiazioni del sole - spiega Guglielmina Adele Diolaiuti, docente di Geografia nel Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell'Università Statale di Milano ed esperta di Glaciologia e Climatologia Alpina- È una condizione pluridecennale, come dimostrato dal telerilevamento fatto per 40 anni attraverso i satelliti Landsat che hanno evidenziato il fenomeno anche in Groenlandia».
L'ultimo Catasto dei ghiacciai italiani, pubblicato nel 2015, documenta che nel corso di mezzo secolo la superficie dei ghiacciai italiani è passata da 527 chilometri quadrati agli attuali 370, ovvero è diminuita di quasi un terzo perdendo un'area pari al Lago di Como. Già alla fine dell'estate 2019 per le Alpi si confermava una generalizzata tendenza al regresso dei ghiacciai. Nelle scorse settimane il team del Corpo di Sorveglianza specializzato nel monitoraggio dei ghiacciai ha dato avvio alle rilevazioni sui 57 ghiacciai controllati all'interno del Parco Nazionale Gran Paradiso. Gli esiti sono stati negativi sia sul ghiacciaio del Ciardoney in Valle Soana, che in quello Grand Etret, in Valsavarenche. È un'agonia diffusa, ormai in fase di accelerazione.
Giacomo Nicola
© RIPRODUZIONE RISERVATA'
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