«Si frequentavano da mesi Lui era felice, stava bene»

Venerdì 17 Settembre 2021
Alle dieci del mattino, dodici ore dopo aver ricevuto la visita dei carabinieri che gli hanno comunicato la morte del figlio, Adriano Turrin scende le scale del suo condominio alle porte di Padova e abbassa la testa. Porta a spasso il suo carlino, ma la mente è altrove.
Adriano pensa solo al figlio Marco e a quell'assurdo omicidio-suicidio. E a chi senza sapere lo incrocia in strada e gli dice Buongiorno, lui risponde con la morte nel cuore: «No, mi scusi, non è un buongiorno».
Poi incontra una vicina e si lascia andare: «Cos'ha fatto mio figlio, cos'ha fatto. Due famiglie rovinate».
Adriano torna in casa e si chiude nel silenzio, abbracciando la figlia. A mezzogiorno, però, decide di rispondere al citofono e di raccontare tutto quello che ha dentro.
Signor Turrin, si è dato una spiegazione di quello che è successo?
«No, assolutamente no. Ma per prima cosa voglio rivolgere un pensiero all'altra famiglia coinvolta in questa tragedia».
Cosa vuole dire?
«Sono addolorato, sono affranto, sono distrutto. Il mio pensiero va anche a loro, all'altra famiglia. Voglio chiedere solo perdono a nome di mio figlio».
Cos'altro passa in questo momento per la sua testa?
«Non so davvero dire quale potrebbe essere la spiegazione di quello che è successo. Quando accadono queste cose davvero non ci sono parole. Mio figlio era un buono, era un bravo ragazzo, era un pezzo di pane».
Conosceva questa ragazza, Alessandra?
«Personalmente no, non la conoscevo. So che Marco la frequentava da sei o sette mesi ma lei stava a Vicenza e non è mai venuta qui a casa nostra a Vigodarzere».
Suo figlio le parlava di questo rapporto?
«Mio figlio era contento, so che andavano via spesso assieme. Sapevo che si muovevano, erano andati anche in piscina. Io ero felice perché vedevo che stava bene. Aveva superato una prova molto difficile con una passata convivenza e adesso davanti a quello che è successo sono senza parole».
Sapeva che questa ragazza vicentina avesse una famiglia?
«Se frequenti una ragazza per sette o otto mesi certe cose le sai».
Lei come è stato informato della tragedia?
«L'ho scoperto per puro caso navigando in internet. Quando ho letto la notizia e ho visto che era coinvolta quella ragazza, purtroppo ho fatto immediatamente il collegamento».
A quel punto cos'è successo?
«Sono stato io a chiamare i carabinieri. Non sapevo nulla e volevo capire qualcosa di più. Non sapevo minimamente dove fosse mio figlio o cosa gli fosse successo. Questo sono venuto a saperlo più tardi».
Quando aveva parlato con suo figlio l'ultima volta?
«Marco abitava qui e quindi il rapporto era costante. Aveva vissuto a Padova ma da un paio d'anni era rientrato a casa e stava con me. Era uscito la mattina stessa, come sempre. Lavato, sbarbato e profumato».
Negli ultimi giorni suo figlio aveva dato segnali di preoccupazioni o nervosismo?
«Assolutamente no. Marco era taciturno, non si confidava molto. Ma al giorno d'oggi i rapporti sono spesso così. Non è che i ragazzi si confidino spesso con i genitori...».
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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