Sì a Von der Leyen per 9 voti: Lega contro i 5Stelle determinanti

Mercoledì 17 Luglio 2019
LA GIORNATA
STRASBURGO L'ex ministra tedesca Ursula von der Leyen sarà la prima donna a guidare la Commissione. È sostenuta in parlamento da una maggioranza pro-Ue formata essenzialmente da partito popolare, Socialisti&Democratici, liberali+macroniani con l'aggiunta degli eurodeputati del Movimento 5 Stelle, pronti a cogliere fortunosamente l'occasione di uscire dall'isolamento politico. Tuttavia VDL, come ormai viene familiarmente chiamata la neopresidente, ce l'ha fatta per pochissimo aggiudicandosi solo 9 voti di margine con 383 sì. 327 i contrari, 22 astenuti e un voto nullo. Maggioranza necessaria 374. Cinque anni fa Juncker aveva preso 422 voti.
TURBOLENZE TRASVERSALI
Con ogni probabilità è stato in casa socialista il grosso delle defezioni, ma si sa che c'è stata gran turbolenza anche tra i popolari i bavaresi irritatissimi per la fine del primo candidato Ppe Manfred Weber. E poi ci sono gli orbaniani. Popolare, socialisti e liberali/macroniani dispongono di 444 seggi: 182 Ppe, 154 Pse, 108 Renew Europe. Dunque si è rivelato determinante il voto favorevole dei Cinque Stelle (14 seggi), che avevano anticipato il loro giudizio positivo alla presidente candidata dopo le sue aperture su salario minimo, migranti e clima. Dal punto di vista della politica nazionale, il fatto rilevante è la divisione in Europa tra M5S e Lega, che alla fine ha votato contro von der Leyen accusata di essersi «spostata troppo a sinistra». Un contrasto che esacerberà le relazioni tra i due partiti di governo.
APPREZZAMENTO DI CONTE
Nelle stesse ore in cui la Lega a Strasburgo si orientava al no, il premier Conte dichiarava di «aver apprezzato il discorso» dell'ex ministra tedesca.
Se non è riuscita la manovra del fronte sovranista di spostare verso di sé l'asse della maggioranza, il consenso sul quale poggia von der Leyen su temi importanti (per la legislazione corrente le maggioranze sono variabili) è assai risicata. Ieri von der Leyen ha presentata una linea chiaramente europeista. Prima ha detto: «Chi vuole far fiorire l'Europa mi avrà dalla sua parte, chi vuole indebolirla troverà in me una dura nemica». Po, rispondendo al deputato tedesco Joerg Meuthen di Alternative für Deutschland, ha ribattuto: «Non avere il sostegno di Identità e Democrazia è un premio per quanto ho fatto, sono sollevata». Di quel gruppo fanno parte anche Lega, Afd e Rassemblement National di Marine Le Pen. Impossibile per il fronte nazionalpopulista sostenerla.
In effetti, liberali e socialisti sono riusciti a spostare l'asse più timido su tutti i grandi temi politici scelto in prima battuta da von der Leyen, chiedendo subito di delimitare chiaramente il campo' della maggioranza. Non è stato sufficiente a convincere parlamentari di alcune delegazioni socialiste (belga, tedesca, francese, olandese, austriaca, greca) mentre il Pd ha votato compatto per von der Leyen. E neppure a far cambiare idea a Verdi e Sinistra Unita, che hanno votato no. Come no hanno votato i Conservatori e Riformisti (destra, euroscettici) e i brexiteers di Farage.
IL PROGRAMMA
Il programma di von der Leyen resta nel solco della Commissione Juncker con precisazioni non secondarie. Difesa dello Stato di diritto «ovunque», soprattutto nella Ue. Non ha mai citato esplicitamente né il caso Polonia né il caso Ungheria, ma a quelli si riferiva. Sui migranti ha detto che «salvare le vite in mare è un dovere, i confini devono essere umani, va ridotta l'immigrazione irregolare, preservato il diritto di asilo attraverso corridoi umanitari e va rilanciata la riforma delle regole di Dublino con un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo con un nuovo modo di ripartizione degli oneri tra gli Stati: possiamo avere frontiere esterne stabili se aiutiamo in misura sufficiente gli Stati sotto pressione solo per una ragione geografica». Sul clima riduzione delle emissioni del 50-55% entro il 2030, imposta Co2 alle frontiere per evitare lo spostamento delle emissioni verso i Paesi che non le disincentivano. E poi tassazione dei colossi digitali, «pieno uso della flessibilità permessa dal patto di stabilità per un orientamento più pro-crescita delle politiche fiscali salvaguardando la responsabilità di bilancio». Ok al salario minimo (anche se preferisce la contrattazione sindacale) e alla riassicurazione Ue contro la disoccupazione (tema non particolarmente caro ai tedeschi). Infine, impegno a presentare in modo sistematico iniziative di legge se il Parlamento lo chiede a maggioranza. Un passettino verso un parlamento che in futuro potrebbe avere un ruolo autonomo di iniziativa legislativa, oggi non previsto.
Il commento a caldo di von der Leyen dopo l'elezione è stato: «La maggioranza è maggioranza, ma lavorerò per superare le divisioni tra Est e Ovest e tra Nord e Sud».
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci