Safilo, la produzione non si ferma: gli operai incrociano le braccia

Martedì 24 Marzo 2020
LE PROTESTE
BELLUNO Safilo non abbassa la serranda, la produzione non si ferma. Dopo le otto ore di sciopero proclamate per la giornata di ieri per gli stabilimenti di Longarone (Belluno) e Martignacco (Udine) oggi i lavoratori tornano in fabbrica. Le rappresentanze sindacali hanno sospeso lo sciopero per oggi, pur mantenendo lo stato d'agitazione. «Il consiglio per chi non vuole andare a lavorare - è il commento filtrato dalle chat dei lavoratori - è di chiedere ferie o permessi la cui fruizione è prevista dal decreto».
BRACCIO DI FERRO
Luxottica e De Rigo hanno già bloccato la produzione mentre Safilo, altro colosso dell'occhialeria, non ha comunicato alcun provvedimento di stop. Solo lo scorso venerdì azienda e sindacati hanno sottoscritto al Mise l'accordo che ha evitato 400 licenziamenti a Longarone e 250 a Martignacco. Una circostanza che, chiaramente, ha inciso profondamente anche nella scelta dei singoli dipendenti di aderire o meno allo sciopero e che ha determinato scelte diverse tra gli stabilimenti veneti dell'azienda.
A BELLUNO
Dopo l'annuncio di Conte, sabato sera, è cominciato il braccio di ferro tra azienda e sindacati per Longarone. Una battaglia culminata prima dell'uscita del decreto domenica, con la decisione di indire otto ore di sciopero per ieri. Ma la giornata di stop si è trasformata in un nuovo braccio di ferro. A questo punto l'ultima parola spetterà ai prefetti, chiamati a dipanare la matassa. Il discrimine tra chi può tenere aperto e chi deve chiudere è infatti rappresentato dalla lista dei codici delle aziende. Ma non sempre riescono ad individuare con precisione la tipologia di prodotto. La categoria della armature per occhiali, in cui opera Safilo, è tra quelle per cui la continuità è garantita. Ma dipendenti e sindacati rilevano che in questo momento non si tratta di una produzione indispensabile al Paese. A tentare una mediazione ieri è stato anche il presidente della provincia di Belluno, Roberto Padrin (che è anche sindaco di Longarone): «La mia priorità è la salute dei cittadini. Per questa ragione ho parlato con l'amministratore delegato di Safilo sia domenica che ieri per cercare di capire la posizione dell'azienda davanti ai moltissimi messaggi e telefonate che ho ricevuto dai lavoratori molto preoccupati per la salute. Ho voluto sincerarmi di persona con la proprietà per capire quali decisioni intendessero prendere davanti al decreto del presidente del Consiglio. Durante i colloqui con il dottor Trocchia (AD di Safilo ndr) - prosegue Padrin - ho appreso la decisione di voler proseguire con l'attività. Anche perché ci sarebbe tempo fino a mercoledì per uno stop. Mi è stato assicurato che sono state effettuate tutte le verifiche sul fronte della sicurezza nel luogo di lavoro. Safilo mi ha comunque comunicato di essere pronta alla chiusura qualora arrivino indicazioni diverse da prefetto o governo».
LA PERPLESSITÀ DEL SINDACATO
«Abbiamo chiesto alla prefettura di capire come venisse interpretato il codice dell'occhialeria - ha spiegato ieri il segretario provinciale della Cisl di Belluno, Rudy Roffarè - soprattutto in considerazione dell'annuncio del presidente del Consiglio di voler fermare le lavorazioni non essenziali. È chiaro che l'occhialeria produce soprattutto occhiali per il settore moda. Ma a prescindere da questo ci auguriamo che ci sia il buonsenso e che tutti collaborino per fermare il virus».
SETTORE METALMECCANICO
A scioperare ieri anche le aziende padovane Carel, la Antonio Carraro, la Maschio Gaspardo e la Arcelor Mittal (che ha attivato la cassa integrazione ordinaria dopo lo sciopero). È infatti il settore metalmeccanico dove ci sono gli scontri più aspri tra lavoratori e industriali: «Non capiamo e non accettiamo i giochi politici ed economici che si stanno facendo sulla pelle dei lavoratori a discapito dell'interesse collettivo. Continueremo ogni mobilitazione finché non verrà modificato il decreto» mettono in chiaro le tre sigle dei metalmeccanici lasciando intendere quanto sia profondo il solco.
Andrea Zambenedetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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