Roma sblocca 538 milioni: il Mose si può completare

Giovedì 10 Giugno 2021
SALVAGUARDIA
VENEZIA I soldi del Mose sono stati sbloccati: 538 milioni di residui di vecchi mutui, riprogrammati ieri dal Cipess per completare il sistema di difesa della laguna dalle acque alte. Se basteranno a far ripartire i cantieri, fermi ormai da mesi, lo si saprà nelle prossime settimane. Le trattative con le imprese sono in corso. E la buona notizia arrivata da Roma ha già disteso il clima dopo mesi di tensioni crescenti nella galassia Mose. Ormai a un passo dalla conclusione - manca il 5% dei lavori - la grande opera è infatti precipitata in un stallo totale. Il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato per la realizzazione dei lavori, dopo la stagione degli scandali e i cinque anni di commissariamento, si è ritrovato con una voragine in bilancio. Tra i 250 e 300 milioni, stando alle stime del commissario liquidatore, Massimo Miani, che un mese fa ha avviato una procedura di ristruttrazione del debito, ipotizzando tagli per i creditori fino al 70%. Quando basta a scatenare le ire delle imprese, che avanzano decine di milioni, e che a quel punto hanno definitivamente bloccato qualsiasi attività. Annullate per questo le prove di sollevamento delle barriere di fine maggio, a rischio sono anche i test dimostrativi di luglio quando l'idea era quella di impressionare gli ospiti del G20 con un'alzata simultanea delle 78 barriere.
I FONDI SBLOCCATI
Ieri, dunque, giornata importante. Per l'atteso sblocco dei fondi a Roma, mentre a Venezia si teneva un confronto tra il Cvn, il Provveditorato alle Opere pubbliche e le imprese sulla procedura di ristrutturazione del debito, per cui oggi è fissata l'udienza in Tribunale. Il via libera del comitato è stato accolto con un sospiro di sollievo da tutti. Di questi residui dei vecchi mutui del Mose si parlava dal 2018. Anni di attesa, di incertezze sulle procedure, e da ultimo una serie di rinvii della seduta del Cipess. Ora la delibera del comitato interministeriale, presieduto dal premier Mario Draghi, riassegni questi fondi per le varie esigenze del sistema Mose, così come prospettato dal Provveditorato: non solo per completare i lavori alle bocche di porte, risolvere le criticità, proseguire l'avviamento, ma anche per i numerosi interventi ambientali previsti in laguna dal Piano Europa. Certo, non potranno essere utilizzati per coprire i buchi creati nel passato. Ma innescando nuovi interventi, dovrebbero rimettere in moto la macchina.
Nel corso della giornata si sono moltiplicate le dichiarazioni di soddisfazione: dai ministri Enrico Giovannini («Si accelera il completamento dell'opera») e Federico D'Incà («Ottima notizia per Venezia»), dal sindaco Luigi Bugnaro («Mantenuti gli impegni») all'ex sottosegretario dem Pier Paolo Baretta («Così Venezia riparte»). Fino ai più coinvolti. «Questa prospettiva ci dà fiducia per ripartire» ha commentato il provveditore Cinzia Zincone. Per il commissario per il Mose, Elisabetta Spitz, «un passo fondamentale». «Una boccata d'ossigeno» per il presidente di Ance Venezia, nonché consorziato, Giovanni Salmistrati, che ha ricordato anche ruolo giocato dal ministro veneziano Renato Brunetta.
I LAVORI IN FORSE
In questo quadro i lavori ripartiranno? Forse. Le prospettive sono buone, ma le imprese ieri hanno chiesto maggiori garanzie, nell'incontro con Miani e Zincone. Un tavolo di lavoro tra Cvn, Provveditorato, imprese stesse, dovrà trovare una soluzione complessiva all'impasse. Una soluzione per salvare il Cvn, quindi anche le imprese e di conseguenza garantire il completamento dell'opera. Non sarà facile, ma con i soldi sbloccati non impossibile.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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