«Rispettiamo i patti ma ora nuove regole» La lettera del premier e la sponda di Parigi

Giovedì 13 Giugno 2019
LA STRATEGIA
ROMA Ora che il braccio di ferro con Bruxelles sta per entrare nella fase cruciale, Giuseppe Conte sceglie la strategia del «doppio binario». Da una parte promette che l'Italia rispetterà il patto di stabilità e che farà di tutto per scongiurare l'apertura della procedura d'infrazione per debito, dall'altra sollecita la «riforma e l'aggiornamento delle regole europee».
«Siamo sempre disponibili al confronto con Bruxelles», è la premessa del premier, «non è nell'interesse dell'Italia subire una procedura di infrazione. La nostra non è una prova muscolare, vogliamo dialogare». E Conte è convinto di poter portare al tavolo della trattativa «numeri migliori» di quelli indicati dalla Commissione europea: «Abbiamo ottimi argomenti. Dal monitoraggio che stiamo effettuando, emerge che sicuramente riusciamo a ridurre il debito in una maniera che neppure noi ci aspettavano. Riusciamo a mantenere le promesse e ci aspettiamo entrate più cospicue, rispetto a quelle che avevamo prudenzialmente stimato. Sia entrate tributarie e previdenziali, sia per gli utili provenienti dalle partecipazioni. Questo ci consentirà di rispettare e forse migliorare i risultati preannunciati». E di evitare la manovra correttiva sollecitata dalla Commissione, ma stoppata da Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Per dimostrare che la posizione italiana non è campata in aria, Conte getta sul tavolo anche una lettera che verrà indirizzata alle istituzioni europee prima del Consiglio Ue del 20 e 21 giugno: «Il mio governo è interessato a un percorso di più lungo termine», annuncia. E questo percorso, che secondo il premier dovrà dipanarsi nei prossimi cinque anni, dovrà portare a una revisione «delle regole europee» per «promuovere il benessere economico e sociale di tutti i cittadini» e per garantire «parità di condizione» agli Stati dell'Unione.
Conte nella lettera, secondo quanto filtra da palazzo Chigi, punterà il dito verso quei Paesi (Germania in primis) che non rispettano la regola del surplus commerciale: «Ci sono degli Stati che in un sistema integrato come il nostro non mettono a disposizione questo surplus, impedendo agli altri Paesi di incentivare il proprio export». In più, il premier nelle missiva denuncerà «il comportamento sleale di chi utilizza una leva fiscale particolarmente agevolata all'interno del mercato unico, generando una sorta di dumping fiscale». In questo caso il bersaglio sono Irlanda, Olanda, Portogallo, Lussemburgo, etc.
A CACCIA DI SPONDE
Per giocare la partita con cui cercare di bloccare la procedura d'infrazione, Conte ha assoluto bisogno di alleati. Da ciò che filtra dal suo entourage, tra i potenziali alleati c'è (a sorpresa) Emanuel Macron. Il premier e il presidente francese avranno un bilaterale domani a Malta, a margine del vertice Med7. Macron, al pari di Conte, ha assoluto bisogno di allentare i vincoli di bilancio per spingere la crescita. Un po' come Spagna, Portogallo e anche il Belgio.
La trattativa sulla procedura d'infrazione si incrocerà con quella per le nomine europee. Conte, nonostante il forte isolamento innescato dalla solitudine di Lega e 5Stelle nel nuovo Parlamento europeo, fa sapere di rivendicare per l'Italia «una posizione di primo piano»: «Non rivendicherò per ragioni di eleganza, in una fase ci confronto sulla procedura d'infrazione, il commissario agli Affari economici», che vigila sui conti dei singoli Stati membri. Ma chiederà Concorrenza, Commercio o Industria. E soprattutto cercherà di condizionare la partita (che vede Roma esclusa) per la presidenza della Commissione, del Consiglio e della Banca centrale europea. Durante un forum all'Ansa, a una precisa domanda relativa alla possibilità che l'Italia sia d'accordo con una Bce guidata dal tedesco Jens Weidemann, Conte ha risposto: «La partita va giocata in via derivata dopo quella per la Commissione. L'Italia è portatrice di un approccio in termini di pacchetto: non si può pensare solo alla presidenza della Commissione definendo poi le altre nomine. Bisogna definire con un concetto di equilibrio il quadro delle altre nomine, partendo dalla presidenza della Commissione e arrivando alla presidenza della Bce, del Consiglio Ue, del Parlamento Ue». L'unico modo, del resto, per tentare di salvare la pelle.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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