Ressa sui treni e in centro nuovo assalto a Venezia: si teme l'effetto-contagi

Lunedì 1 Marzo 2021
L'INVASIONE
VENEZIA È bastato un fine settimana dalle temperature decisamente primaverili per far dimenticare di colpo al Veneto i sacrifici legati alla lotta alla pandemia. In 31mila sono calati da tutta le regione per trascorrere una giornata tra le calli e i campi o, più semplicemente, per fare un giro di bevute e torna la preoccupazione per un possibile aumento dei contagi. Statisticamente, questo problema è stato rilevato già nelle località di mare del litorale: dopo due settimane i contagi sul territorio sono aumentati.
Il problema a Venezia non è tanto costituito dalle 31mila persone, numero perfettamente gestibile in condizioni normali, quanto dagli assembramenti che si verificano inevitabilmente nelle ore tardo pomeridiane e serali con l'assalto a bus, tram e treni. Nessuna di queste tipologie di trasporto si è adeguata alla crescente domanda e il risultato è gente accalcata come nella metropolitana di Tokyo nelle ore di punta. Davvero un brutto vedere se si pensa che da un anno il Paese è sotto scacco a causa del coronavirus e poi, appena c'è un po' di libertà, ci si scorda delle prudenze più basilari come il distanziamento a bordo dei mezzi.
LA GIORNATA
Gli arrivi sono cominciati di buon mattino, per lo più in automobile, visto che comunque la maggioranza della popolazione ritiene che usare treni o bus sia in questo momento un rischio da non correre. Per cui, lunghe code di auto già sul ponte della Libertà, disciplinate da tante pattuglie della polizia locale veneziana, che ieri ha fatto gli straordinari. Poco prima dell'ora di pranzo, le autorimesse di piazzale Roma, quelle più comode per raggiungere a piedi le zone centrali, erano esaurite e si deviava il traffico verso l'autosilos e il parcheggio del Tronchetto. Poco dopo le 13 anche quelli erano strapieni e i vigili hanno deviato il traffico verso la terraferma per circa un'ora. Poi dalle 14.30, al Tronchetto hanno cominciato a liberarsi posti.
Le telecamere e i sensori installati dal Comune su tutta la città hanno indicato un flusso continuo tra le 11 e le 16, dai 3.500 ai 5.000 accessi all'ora. Non male, per essere in un periodo di restrizioni.
IN CITTÀ
Bar e ristoranti, dopo mesi di fame, nel fine settimana non hanno avuto un momento libero, poiché con i limiti di orario imposti dai dpcm (chiusura alle 18) i tradizionali appuntamenti con l'aperitivo, il pranzo e la cena sono tutti sfasati e si consuma quando si trova posto.
«Se posso dirla papale papale così non si riesce a lavorare confessa Laura dietro al bancone della trattoria da Fiore C'è troppa gente nel week end ed è indisciplinata».
A giudicare dal movimento che fin dalla tarda mattinata di ieri si è riversato nel capoluogo di regione, Venezia sembrerebbe essere davvero tra le mete di prossimità favorite, se non altro da chi proviene dai comuni limitrofi. Il fermento di strada non corrisponderebbe però in assoluto a una impennata rilevante nell'indotto.
LA MOVIDA
Uno dei temi di discussione è proprio quello del forte consumo di alcolici da parte degli ospiti più giovani, che soprattutto il sabato prosegue dopo la chiusura dei bar. Questa è una preoccupazione per il Comune e per le forze dell'ordine, tanto che si sta valutando se introdurre nuove restrizioni sulla vendita di vino, birra e superalcolici da asporto. In ogni caso, per il comandante generale della polizia locale veneziana, Marco Agostini, la situazione è stata sotto controllo da questo punto di vista. Tanto che non è stato necessario neppure chiudere le zone potenzialmente soggette ad assembramenti.
IL NODO TRASPORTI
I problemi sono cominciati intorno all'orario di chiusura dei locali ma lontano dalle loro saracinesche. Quando bisognava fare ritorno a casa e lunghe carovane di persone si dirigevano a prendere l'auto, il treno, il bus o il tram. In queste situazioni, la lotta alla pandemia fatta di prudenza e distanziamento è andata a farsi friggere. Poco conta indossare la mascherina se si è a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro.
La tensione si è concentrata in stazione ferroviaria, rimanendo più moderata a piazzale Roma. Autobus carichi senza remore né qualcuno che da terra conteggiasse i passeggeri a bordo. La stazione di Santa Lucia è stata letteralmente presa d'assalto con folle inferocite che dopo aver perso diversi treni tentavano di rincasare.
Il vero tasto dolente è quindi l'organizzazione dei trasporti pubblici, quel fondamentale anello che dovrebbe garantire un rientro protetto a chi si mette in moto, nonostante tutto. Ma i mezzi funzionano ancora come se si fosse in lockdown.
Michele Fullin
(ha collaborato Costanza Francesconi)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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