Recovery fund, triumvirato politico e sei manager per gestire le risorse

Domenica 29 Novembre 2020
IL VERTICE
ROMA Il governo prova ad accelerare sul Recovery e a costruire la struttura piramidale che dovrà occuparsi della gestione dei 209 miliardi di aiuti e prestiti europei. Ieri c'è stato un nuovo vertice a Palazzo Chigi al quale hanno partecipato, oltre al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i ministri Roberto Gualtieri, Vincenzo Amendola e Riccardo Fraccaro, oltre ai capi delegazione della maggioranza.
L'idea sarebbe quella di un triumvirato composto da Conte, Gualtieri e Stefano Patuanelli (ministro dello Sviluppo), che farebbe da cabina di regia politica. Sotto ci sarebbe una struttura composta da sei commissari, uno per ognuna delle missioni previste peri il Recovery: digitalizzazione, innovazione e competizione del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione e ricerca; equità sociale di genere e territoriale; salute. Ai sei manager sarebbero assegnati poteri sostitutivi rispetto ai soggetti attuatori. E sarebbero coadiuvati da una task force di 300 persone. Il ministro Enzo Amendola sarebbe delegato ai rapporti con Bruxelles.
Sul tavolo è stata messa anche un'altra ipotesi, quella di un ulteriore filtro tra la cabina di regia politica e i sei manager, una sorta di super-manager o super-commissario con il compito di coordinare il lavoro delle varie strutture. Ad agitre le acque della maggioranza, più che il Recovery, è il voto parlamentare sul Mes previsto nei prossimi giorni. Prima del vertice sul Recovery fund, il ministro Gualtieri aveva incontrato i rappresentanti dei gruppi parlamentari della maggioranza in vista dei passaggi necessari a sbloccare la riforma congelat ain Europa a causa dei veti italiani. In pratica Gualtieri sta cercando di trovare un compromesso che porti ad un voto favorevole il 9 dicembre sulla risoluzione di maggioranza che servirà a Conte per dare in Europa il consenso alla riforma del Meccanismo europeo di salvataggio. Ma non sarà un compito facile.
LE TENSIONI
I rappresentanti del Movimento Cinque Stelle hanno chiesto al ministro dell'Economia che nella risoluzione sia messo nero su bianco che l'Italia non accederà mai ai 37 miliardi di fondi disponibili per la sanità
Su questo punto, tuttavia, sia il Partito democratico che Italia Viva, hanno mostrato una netta contrarietà. La linea comune dei due partiti che sostengono la maggioranza è stata che non è possibile, nel mezzo di una pandemia che ha messo a durissima prova proprio il sistema sanitario nazionale, impegnarsi con una risoluzione parlamentare a non chiedere mai 37 miliardi di euro che potrebbero invece risultare necessari in mancanza di altri fondi. Anche perché in Europa, come è noto, la discussione sul Recovery e sul nuovo bilancio della zona euro, fatica ad andare avanti per il veto posto da Polonia e Ungheria sulla richiesta di rispetto dello Stato di diritto per poter accedere ai fondi europei. Ieri parlando all'inaugurazione dell'anno accademico della Bocconi, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito che il Recovery fund porterà «un'ondata di investimenti pubblici senza precedenti per l'economia italiana». Ma sarà un successo «solo se l'Italia farà la sua parte», con «riforme giuste» e «un approccio strategico agli investimenti». Secondo la von der Leyen si tratta di «un'occasione unica per l'Italia, per riprendere in mano il proprio futuro reinventandosi ancora una volta», come accaduto in passato, dopo momenti di grande crisi, ha incalzato la leader europea, evidenziando come nei secoli gli italiani siano «sempre stati capaci di ripensare le tradizioni, l'artigianato, l'industria». Uno «spirito» che ha fatto dell'Italia «la seconda base industriale d'Europa», e del Made in Italy un «sinonimo di bellezza e qualità».
Andrea Bassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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