Raid in cimitero, i genitori del vandalo «Ripagherà a vita i danni che ha fatto»

Giovedì 8 Aprile 2021
Raid in cimitero, i genitori del vandalo «Ripagherà a vita i danni che ha fatto»
IL CASO
PADOVA Aveva detto ai genitori che quella sera sarebbe andato dalla fidanzata, invece la Squadra mobile di Padova l'ha indagato per danneggiamenti e vilipendio di tombe. Lui, unico maggiorenne, assieme ad altri tre suoi amici minorenni, sarebbe infatti il responsabile del raid vandalico all'interno del cimitero dell'Arcella, il quartiere più grande della città del Santo, nella notte tra venerdì e sabato Santo. I residenti chiedono una pena esemplare e le scuse. Lo stesso, il sindaco Sergio Giordani e il parroco del santuario padre Nando Spimpolo. La famiglia di Gabriel Banceanu è sconvolta, ancora non crede che quel che è successo possa essere opera del loro figliolo, o, per lo meno, non solo sua. Così, mentre la mamma si scusa con la città per lui, il papà getta tutte le responsabilità sul figlio: «È maggiorenne, se è davvero colpevole, si troverà un lavoro e ripagherà a vita per i danni che ha fatto».
AI SERVIZI SOCIALI
In realtà, i genitori del ragazzo speravano che le sue turbolente bravate giovanili fossero finite anni fa, quando venne condannato dal tribunale dei minori di Venezia. Non è la prima volta, infatti, che quel loro figliolo la combinava grossa. Tanto che sta ancora scontando ore di lavori socialmente utili proprio in un patronato dell'Arcella. Era l'agosto del 2018 quando il ragazzo, all'epoca sedicenne, venne sorpreso dai carabinieri mentre lanciava pietre da un cavalcavia sperando di centrare le auto di passaggio assieme ad altri due amici. «Una cosa da ragazzini, è stato condannato perché era con gli altri. Ora sta scontando la sua pena in prova ai servizi sociali. Ma io mi fido di lui».
La sua versione Gabriel l'ha raccontata agli investigatori della Squadra mobile quando lunedì di Pasquetta hanno suonato al campanello di casa per portarlo in questura e interrogarlo: «Abbiamo cenato assieme, abbiamo bevuto, poi non volevamo stare più in casa e siamo usciti. Quella sera non pensavamo di aver fatto una cosa grave, ci siamo resi conto il giorno dopo vedendo gli articoli sui social».
A mamma e papà, però, ha raccontato ben altro. Lo spiega il padre, che ancora deve leggere «le carte in cui lo denunciano». Scuote la testa e ricorda: «La sera prima mi aveva detto che andava dalla fidanzata. E me l'ha ripetuto anche quando è tornato dalla questura dopo che erano venuti a prelevarlo a casa. Non posso verificare quello che ha combinato. Vedrò dalle indagini cosa emergerà. Voglio vedere le carte che ora non ho. Voglio capire davvero cosa è successo e le prove di quel che ha fatto mio figlio».
Si era parlato all'inizio di vendetta contro la parrocchia e il patronato. In realtà il movente è e resta la noia. I quattro giovani - il 18enne romeno, due 17enni nati in Italia da genitori dell'Est Europa, e un 16enne italiano - erano già volti noti alle forze dell'ordine, controllati più volte perchè parte di compagnie turbolente che si ritrovano tra Prato della Valle e le piazze, combinando qualche guaio, tra liti e piccoli danneggiamenti.
IL SINDACO
Il sindaco Sergio Giordani assicura alle vittime dei vandalismi che tutto verrà sistemato: «Troveremo il modo perchè le famiglie contribuiscano a riparare sotto il profilo economico quello che è successo. Altrimenti potranno farlo anche attraverso lavori socialmente utili».
E intanto il cimitero è diventato meta di pellegrinaggio: da sei giorni è costante il flusso ininterrotto di visitatori venuto a controllare eventuali danni alle tombe di parenti e amici. «I morti non si toccano» biascicano guardando lapidi spezzate e vetri infranti nel silenzio del camposanto.
Marina Lucchin
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