«Quel barcone non attraccherà mai non c'è stato scontro con il Quirinale»

Sabato 14 Luglio 2018
«Quel barcone non attraccherà mai non c'è stato scontro con il Quirinale»
«Nessuno scontro con Mattarella, ma secondo noi i reati commessi dai migranti a bordo della Von Talassa andavano puniti con l'arresto immediato». Non arretra di un millimetro, a costo di dover smentire la sovrapposizione con la magistratura di Trapani, il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni, salviniano di stretta osservanza. La linea non cambia, neppure per il barcone che ieri sera è entrato in acque Sar italiane.
Cosa succede con questa nave, dunque?
«Quello che ha detto Salvini: non può essere sempre un problema italiano, è evidente che va attuato un principio di condivisione delle responsabilità col resto dell'Unione europea».
Se dovessero essere in pericolo di vita?
«Non mi pare che sia questo il caso, visto che in poche ore si sono spostati dalle acque di competenza maltese a quelle italiane. In ogni caso diamo assistenza in mare a tutti, ma lo sbarco è un'altra cosa».
L'altra notte, però, su questa linea dura è arrivato un segnale dal Quirinale. Il ministro dell'Interno si è detto stupito, la considerate un'ingerenza?
«Non c'è nessuno scontro, io credo che Salvini abbia fatto bene a tenere la linea che ha tenuto perché si evitasse un precedente pericoloso. Due persone già denunciate o forse tutti e sessantasette i salvati hanno messo in pericolo un equipaggio di lavoratori italiani, semmai fossero scesi dalla nave era giusto che finissero in carcere».
Il codice di procedura non prevede il fermo se non c'è pericolo di fuga, e queste persone sono ora in un hot spot, molte vengono interrogate. Qualcuno vi ha accusato di volervi sostituire alla magistratura.
«Nessuna sostituzione, ma se non ci fosse stato l'intervento del ministro dell'Interno, che ha chiesto l'intervento della polizia per avviare le indagini, non ci sarebbe già in corso un'inchiesta in tempi così rapidi, mi fido di quello che dice la procura di Trapani che tra l'altro ha appena notificato un avviso di garanzia a venti indagati collegati ad una ong la cui nave era stata sequestrata l'anno scorso».
Il vertice a Innsbruck non si è concluso con fatti concreti, tanto che lo stesso titolare del Viminale ha detto che entro fine mese valuterà se dalle parole l'Europa passerà ai fatti. Cosa succede se non accade?
«L'Italia va avanti in ogni caso sul programma che si è dato. Abbiamo già ottenuto un risultato importante: in questo momento non ci sono barche delle ong nel Mediterraneo».
Sul progetto di rendere la Libia un porto sicuro e il luogo di identificazione dei richiedenti asilo, il commissario Avramopolulos ha imposto uno stop.
«Credo che i tre paesi Italia, Germania e Austria abbiano condiviso l'impostazione di fondo. L'aria è cambiata e ci muoveremo insieme sulle proposte avanzate. L'immigrazione riguarda tutti e il problema va affrontato insieme. C'è già un appuntamento che ci permetterà di ridiscutere le regole di ingaggio delle missioni internazionali, il 18 luglio, riunione del Comitato europeo sulla sicurezza. Per l'Europa questa è una sfida vitale: o dimostra di sapersi far carico di questo problema o ne va della sua stessa esistenza. Se non affronta questo problema, ogni paese sceglierà di difendere gli interessi nazionali».
Sara Menafra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci